lunedì 6 dicembre 2010

A risciacquar i panni... in lago

L'immagine mostra un momento bellissimo dopo la gara di ieri, "Il trail dei due laghi", in cui sto lavando me stesso ed i panni che indossavo! Che acqua gelida!

lunedì 23 agosto 2010

Maybe

Riepilogo delle puntate non andate in onda.
13 marzo: ultimo post
21 marzo: Maratona di Roma, partenza troppo forte con passaggio alla mezza in 1h12’30” e finale in 2h30’ e spiccioli
5 maggio: nasce Luce, inutile aggiungere altro
29 maggio: Il Passatore, nonostante una preparazione inadeguata, chiudo in 7h10’. Con due dettagli importanti, il primo, nonostante i 100 km, correndo mi sono divertito come non mai, il secondo, è stata la gara più entusiasmante che abbia mai corso, con un arrivo da brividi
19 giugno: Maratona del Gargano, accetto l’invito degli organizzatori e decido di andare a correre a Cagnano Varano (Fg). Stupenda l’accoglienza ed il soggiorno, favolosa la cena del dopo gara. La maratona solo un dettaglio. Chiudo in 2h43’ al primo posto e ancora una volta con Luce in braccio.
27 giugno: Iniziano i problemi. In realtà si acutizzano quelli che avevo. Decido di fermarmi fino alla completa soluzione degli stessi.
9 luglio: partecipo, anche se solo per un giorno, al raduno di Castel del Monte della nazionale italiana di 100 km. Questo vuol dire che sono stato rintegrato nella squadra azzurra e che parteciperò al campionato mondiale di 100 km di Gibilterra il prossimo 7 novembre. Potrei raccontare molto su questo episodio, ma …
7 agosto: mancano tre mesi precisi al campionato mondiale di 100 km. Dopo 40 giorni di riposo assoluto, senza aver risolto i problemi fisici che avevo, riinizio gli allenamenti. Inutile descrivere le sensazioni, catastrofiche. Con dolori e stanchezza pressanti.
23 agosto: a distanza di più di 5 mesi, scrivo di nuovo un post. Non conosco i motivi, ma oggi mi andava così. Speriamo sia di buon auspicio per il futuro.

venerdì 4 giugno 2010

venerdì 12 marzo 2010

"Drogato assuefatto"

Caro Amico Mio,
scusami se non ti ho risposto prima, ma sto attraversando un periodo ricco di impegni. I pomeriggi sono impegnato con un corso sulla sicurezza a Roma e nelle ore che mi restano devo pensare ad una consegna urgente per lunedì prossimo ed alla corsa. Inoltre la famiglia e la società per cui corro (di cui sono segretario) fanno il resto. In poche parole non ho il tempo da dedicare ad altre cose, magari più piacevoli e stimolanti. Tutto deve passare in secondo piano ed essere ripreso più in là. Come la tua mail.
Mi ricordo benissimo di quando ci siamo incontrati a Marradi, non fosse altro per il fatto che non mi è successo altre volte di ritirarmi al Passatore e di conseguenza di assistere alla gara. Sono contento che tu mi abbia scritto, ma soprattutto sono felice del fatto che, nonostante la distanza, siamo legati non solo dalla professione, ma anche dalla corsa e dai mille impegni che la vita ci presenta.
Devo essere sincero, ho ricevuto molte volte richieste da parte di amici e conoscenti su come prepararsi al meglio per una 42 km o una 100 km. Tutti però mi hanno chiesto gli aspetti tecnici, in poche parole un programma di allenamento da seguire. Nessuno mi ha chiesto di suggerirgli delle motivazioni.
Nel corso di questa settimana ho pensato molto a cosa risponderti e sono giunto ad una conclusione, che probabilmente non ti aiuterà nell’avvicinamento verso la Maratona di Venezia, ma che spero ti servirà comunque a ritenere valido e sufficiente quello che tu senti e provi quando corri. Non sono in grado di aiutarti o meglio non posso farlo. Sono contrario ai motivatori ed agli psicologi in campo sportivo, soprattutto se amatoriale. Ogni persona è fatta in un modo diverso, con un bagaglio culturale e sportivo proprio. Ed ognuno ha dentro di sé una motivazione particolare. C’è chi corre per abitudine, chi per necessità, chi per sentirsi meglio, chi perché senza starebbe male. C’è chi non conosce il motivo della propria attività o quanto meno non si è soffermato mai a porsi il problema, o c’è chi ogni giorno si deve porre un nuovo obiettivo per continuarlo a fare. Personalmente sono tra i “drogati assuefatti”, corro per un’abitudine “antica” senza la quale starei male fisicamente. Ovviamente a questo aggiungo lo stimolo del risultato e dell’emozione che, soprattutto in alcuni periodi come questo, mi dà la forza di andare avanti nonostante tutto. Domani non so cosa accadrà! Tra un mese diventerò papà, l’idea mi entusiasma, ma non mi spaventa la possibilità, paventata da molti, di non avere più tempo e modo di correre. Non sono un’egoista, mi accontenterò di poter fare quello che posso. Per il momento mi crogiolo in un sogno, che è poi quello più bello che posso fare, correre un ultimo grande Passatore, non per vincere, ma per arrivare a Faenza, correndo gli ultimi metri con mia figlia in braccio e mio padre (scomparso nel 2006, l’anno del mio primo Passatore) nel cuore. Come vedi passa il tempo e con esso cambiano le motivazioni, ogni volta diverse e ogni volta comunque stupende, almeno fin quando si crede e si ha la possibilità di credere che la vita è una cosa meravigliosa, comunque degna di essere vissuta fino in fondo, in ogni suo aspetto.
Un caro saluto
Marco

domenica 7 marzo 2010

Non è colpa mia, ma...

Ricapitoliamo un po’ quello che è successo dal ritorno dal Kenia ad oggi. Appena tornato ho continuato ad allenarmi con regolarità, cercando di tenere ben in mente l’obiettivo per questa prima parte di stagione che è e rimane la Maratona di Roma. E’ da ottobre che ho ripreso ad allenarmi due volte al giorno, per almeno 4 o 5 volte alla settimana. Era già da qualche anno che non facevo doppie sedute giornaliere e speravo che questo, unito anche ai due allenamenti di nuoto, mi desse la possibilità di crescere di condizione e sentirmi fisicamente più performante, ottenendo, o almeno aspirando a raggiungere, risultati migliori della scorsa stagione. Ma credo che le cose non vadano mai come si spera o comunque è piuttosto raro e difficile, soprattutto se di mezzo c’è l’atletica leggera. A dimostrazione di ciò c’è da dire che mi sono ritrovato, a partire da metà gennaio, con un dolore costante al gluteo destro, che vaga senza metà e senza sosta e che si presenta, in maniera quasi irrazionale, in punti e momenti diversi, magari mai toccati prima. Non sono un tipo che ama le medicine o “perdere” tempo in cure o fisioterapie, non faccio analisi mediche o esami particolari che individuino in modo, più o meno univoco, la causa del dolore. Vado avanti, per la maggior parte dei casi, e comunque quando possibile, senza fermarmi, con la speranza che la guarigione arrivi presto e che il male, così come arrivato, se ne torni via. Fatto sta ci sto convivendo già da un po’ e per fare questo devo limitarmi nei lavori di qualità, in realtà già pochi, o soffrire durante gli allenamenti. Come test della mia condizione ho comunque deciso di correre la Roma-Ostia, mezza maratona che unisce la capitale al suo mare percorrendo tutta la via Cristoforo Colombo. Grande successo di partecipanti e questo a testimonianza della bontà della gara. Il mio risultato, così come quello di altri, non è stato positivo, complice un forte vento di scirocco che ha messo in difficoltà gran parte degli atleti. Ma per quanto riguarda me c’è da aggiungere una giornata storta e una condizione non buona dovuta ad un forte raffreddore rimediato nei giorni precedenti. Il crono 1h12’25”, un minuto più del 2009. Nei giorni successivi grande difficoltà nel recupero e dolore diffuso su tutto il corpo. Poi, in questo fine settimana, il lungo necessario per arrivare a Roma con la convinzione mentale di poter correre 42,195 km di seguito. 35 km così organizzati: 5 km di riscaldamento + 5x(3 km a 3’25” + 1 km a 4’15” + 1km a 3’25” + 1 km a 4’15”), con un crono finale di 2h11’30”, comprese le tre soste fatte per bere. Media di circa 3’45” al chilometro. Cosa dire, oltre al fatto che ho sofferto molto per il dolore alla gamba, ma questo era scontato, posso solo aggiungere che la condizione non è buona e che l’obiettivo per la maratona di Roma è quello di correre intorno alle 2h28’, ricalcando il tempo dello scorso anno. “Non è colpa mia, è il mio fisico a non essere più quello di una volta”.

martedì 2 marzo 2010

Piccola intervista 2 a Marco di Marta Micozzi


Dalla Maratona di Roma al Kenya fino alla prossima 100km sognando di tagliare il traguardo con in braccio la sua bimba!

1-Marco, come è nata questa esperienza?
Lo scorso anno ho partecipato alla maratona di Roma arrivando primo degli italiani. Non tanto per merito mio, quanto per demerito altrui, perché i più forti non c’erano! Il premio per il primo degli italiani era appunto un viaggio in Kenya offerto dal ministro del turismo keniano che era ospite alla maratona.

2-quando sei partito? Cosa ci racconti del lungo viaggio?
Sono partito il 29 gennaio e sono rimasto in Kenya per 8 giorni. Sarebbero tantissime le cose da raccontare perché ho visitato tantissimi posti. Siamo stati ad Eldoret dove si allenano i più grandi campioni keniani; poi ci siamo spostati nel Masai Mara a fare il safari vedendo tutti gli animali della savana, successivamente siamo andati sulla costa a Diani Beach, a Mombasa e infine siamo tornati a Nairobi da dove siamo poi ripartiti per tornare a Roma.

3- Chi ti ha accompagnato?
Sono andato con mio fratello Gian Luca anche se sarei dovuto andare con Serena, ma poiché aspetta una bimba ed è al settimo mese di gravidanza, non era il caso di farle affrontare un lungo viaggio.

4- Quali erano i programmi delle varie giornate?
Le giornate iniziavano molto presto ed erano tutte già organizzate. Eravamo impegnati tutto il giorno, dalla mattina alla sera.

5- Con l’inglese come ti sei trovato?
All’inizio avevo grosse difficoltà, poi più passavano i giorni e più mi rendevo conto che la situazione migliorava. Cercavo di sforzarmi, certo non ha livelli altissimi, però mi facevo capire!

6- Delle persone cosa ci dici?
Di “non atleti” ne ho conosciuti diversi: sono persone tranquillissime che conducono una vita molto simile alla nostra.

7- I keniani sono veramente così tanto forti?
Si, sono fortissimi e si allenano moltissimo. Ad Eldoret ho avuto la possibilità di vedere keniani allenarsi a tutte le ore del giorno. Si alzano la mattina molto presto, il loro primo allenamento lo iniziano verso le 6 e lo fanno a digiuno in modo che si consumano più grassi che zuccheri. Si allenano così presto anche per non incontrare il caldo e poi perché hanno paura che lungo la strada possano incontrare mucche e quindi essere ostacolati nei loro allenamenti. Questo ovviamente è un vantaggio nelle maratone!

8- Hai fatto anche allenamenti con loro?
Non ho fatto allenamenti con i keniani perché siamo stati ad Iten, il punto di riferimento per questi atleti, solo ed esclusivamente un giorno però ho avuto la possibilità di incontrare atleti italiani che erano lì. Ho avuto la possibilità di correre con uno dei migliori atleti italiani a livello giovanile che è Andrea Lalli e poi ho incontrato Stefano Baldini, Daniele Caimmi, Ottavio Andriani e Giuliano Battocletti. Avrei dovuto correre con i keniani invece mi sono ritrovato in mezzo ai più forti atleti italiani!

9- Hai fatto anche il safari, cosa ci racconti?
Il safari è stata un’esperienza unica e bellissima perché ho avuto la possibilità di vedere animali che fino a quel momento avevo visto solo allo zoo quando ero piccolino oppure in tv nei vari documentari. Ho visto leoni, giraffe, ippopotami e la cosa particolare è che dormendo all’interno di una tenda ben attrezzata avevamo l’ippopotamo praticamente vicinissimo. Quindi il rapporto con gli animali è molto diretto, così come il fatto di vedere il leone mangiare le loro prede a pochi metri di distanza.

10- Mi raccontavi che ci sono posti bellissimi; questa bellezza però è “distorta” da povertà ed arretratezza......
Purtroppo si, quella è una cosa che ti rimane dentro. In ogni posto che ho visitato c’erano situazioni di estrema povertà; le persone vivono in case fatte di fango, non hanno un tetto solido perché è fatto con canne, molti non hanno né acqua né corrente elettrica. Non vivono sicuramente come viviamo noi. Una cosa che mi ha colpito è che non ho mai visto dei giochi per bambini. La nostra guida ci ha detto che in Kenya non esistono negozi che vendono giocattoli, perché si hanno altre priorità.

11- Ma è vero che hai mangiato la carne di coccodrillo?
Si è vero. L’ultimo giorno ci hanno portato nel ristorante più famoso di Nairobi e abbiamo avuto la possibilità di mangiare diversi tipi di carne tra cui anche quella di coccodrillo che consiglio perché è molto tenera e molto buona!

12- Cosa ti è rimasto di questo viaggio?
Tantissimo. Visitare l’Africa è sempre una cosa un po’ particolare soprattutto perché la differenza che c’è con il nostro modo di vivere è veramente tanta: apparentemente vivono come noi poi però le difficoltà che incontrano e il modo in cui le gestiscono è completamente diverso. Quello che rimane più impresso è la povertà. Sembra però che loro non ne soffrano così come magari potrebbe essere per un europeo nella loro stessa condizione; accettano la cosa come se fosse naturale e che non può essere cambiata.

13- Fisicamente stai attraversando un buon periodo?
Si, fisicamente sto abbastanza bene o comunque meglio di altri periodi negativi. Ho un piccolo dolore sul gluteo destro che mi ha dato un po’ di problemi per la preparazione delle gare però continuiamo lo stesso.

14- Parteciperai come lo scorso anno alla “Roma-Ostia” e alla “Maratona di Roma”?

Si, domenica correrò la Roma-Ostia sperando di fare un tempo migliore dell’anno scorso in cui avevo fatto 1h11’30” Spero di correre intorno a 1h10’00” in modo tale di avere una possibilità in più per fare bene alla prossima gara e cioè alla Maratona di Roma, l’appuntamento clou per questa prima parte di stagione.

15- Come gli anni passati, anche questo anno correrai la “100 km del Passatore”. Hai un sogno particolare per questa ultramaratona?

Si ovviamente correrò la 100km del Passatore. Proprio oggi ho ricevuto la locandina e due settimane fa mi ha chiamato l’organizzatore quindi ci sarò anche perché è la 100km più bella che c’è al mondo e non posso mancare. Quest’anno il sogno non è di vincere ma di poter tagliare il traguardo con in braccio Luce, la mia bambina!

(grazie Marco e un grande in bocca al lupo per queste gare… con affetto Marta!)

martedì 9 febbraio 2010

La mia Africa tra top runners, leoni e mare


Per chi come me ama la quotidianità e la routine della propria terra, i suoi colori e i suoi sapori, un viaggio nelle terre attraversate dall’equatore non poteva che essere una scoperta, anche se non mi aspettavo di certo che sarebbe stata così affascinante ed inebriante, tanto da poter affermare con assoluta serenità che l’Africa e, nello specifico, l’incantevole terra del Kenya, mi hanno conquistato.
L’occasione per visitarla è stato il viaggio-premio offerto dal Ministro Keniano del Turismo al primo italiano arrivato alla passata edizione della maratona di Roma, cioè io. Così, mentre l’Italia era invasa da gelo e neve, con mio fratello Gian Luca come compagno di viaggio, sono volato al caldo, con temperature che nella settimana hanno raggiunto anche i 35° nella zona costiera, e abbiamo assaporato attraverso un itinerario vario e ricco, sia in veste di sportivi che di turisti, alcune delle tante e variegate meraviglie del Kenia.


Ho avuto la fortuna infatti di soggiornare e allenarmi nel famoso campo di allenamento di Iten, a 30 km da Eldoret, sull’omonimo altopiano di 2350 m. di altitudine, il luogo che ogni anno sforna campioni e promesse keniane su tutte le distanze. Ho visto e corso sulla terra rossa calpestata, prima e dopo di me, da atleti che sfidano in ogni disciplina di corsa i record mondiali e vincono medaglie olimpiche. Devo dire che di prima impressione il campo non rende giustizia alla sua fama: si tratta di un anello di terra battuta con al centro erba la cui altezza è regolata dall’attenta attività mangereccia di mucche e asini, che mentre corri ti guardano e dondolano la coda per scacciare le mosche. Nello stesso spazio si svolgono, a suon di pedalate e grida, sfide e giochi tra i bambini che sembrano considerare quel luogo sacro all’atletica un parco divertimenti, e accompagnano con i loro vivaci suoni le fatiche degli atleti. Non è facile correre qui per un “non-keniano” appena arrivato, l’altitudine ti dà la sensazione che il corpo sia sempre a secco di ossigeno, una percezione che ti attanaglia e che ti costringe a falcare i primi giri a ritmo blando. Ma con il passare delle ore l’organismo sembra rigenerarsi e in breve tempo si adatta e incorpora un bagaglio di resistenza che troverà utile una volta tornato a casa.


Gli allenamenti, soprattutto quelli più lunghi, prendono avvio dal campo, ma poi si dipanano tra le strade sterrate che lo accerchiano, qui lo sguardo può rilassarsi tra le distese coltivate o lasciate al tempo, tra le zone alberate e i piccoli agglomerati di rustici. La mente di contro deve restare sempre attenta alla possibilità di eventuali pericoli rappresentati, non tanto dal percorso sconnesso e pieno di buche, ma soprattutto dalla guida sicura ma audace degli abitanti che con i loro mezzi, per lo più camioncini, vecchi fuoristrada e pick-up, affrontano con spavalderia queste difficili strade. Ma il fascino di Iten per chi corre è tutto concentrato lungo queste strade dove ad ogni ora puoi incontrare giovani atleti che si allenano con una passione negli occhi che ha sapore al contempo di dedizione e di riscossa o promozione sociale. A tutte le ore, sfidando il caldo, gli autisti e la via, si fanno spazio nell’olimpo.
Sulla terra rossa dell’altopiano di Eldoret, ho visto correre molti volti che hanno scritto la storia della corsa e molte gambe che promettono, e ho avuto l’onore di trascorrere del tempo ed allenarmi con alcuni campioni italiani, in ritiro proprio ad Iten, tra cui Stefano Baldini, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene nel 2004, maratoneti da 2 ore e 09, come Daniele Caimmi e Ottaviano Andriani, Giuliano Battocletti che ha vestito più volte l’azzurro e Andrea Lalli, specialista del cross e promessa della nazionale.


La settimana è proseguita negli scenari indimenticabili del safari al Masai Mara, uno dei parchi naturali del Kenia, dove ho dormito vicino agli ippopotami e ho visto animali di cui avevo solo conoscenza diretta attraverso le gabbie degli zoo, e indiretta attraverso i documentari televisivi: giraffe, leoni, gazzelle, elefanti… nella loro sterminata savana.


Il viaggio si è concluso con una pausa rilassante nelle spiagge bianche di Diani beach e Monbasa, dalle splendide acque cristalline e i ricchi fondali caratteristici della barriera corallina. Sono tornato in Italia arricchito di memorie e vissuti che terrò sempre con me, che continuano a riproporsi mentre sono costretto, a causa del brutto tempo, a correre sul tapis roulant, sorridendo con malinconia ai miei pensieri in questa strana forma di mal d’Africa che considero, più che una malattia, un buon vaccino.

giovedì 28 gennaio 2010

Il mio itinerario

Quello che segue è il mio programma di viaggio in Kenya. Se avrò la possibilità aggiornerò il blog dall'Africa. Un caro saluto

Day 1: 29th January 2010
Time Arrive at Jomo Kenyatta International Airport Nairobi
Time Fly to Eldoret (After baggage clearance)
Transfer to Kerio View Hotel
Have lunch and check in at the hotel
Relax and enjoy at the hotel
Dinner and overnight at Kerio View Hotel

Day 2: 30th January 2010
Time Breakfast at Hotel
Visit Lornah Kiplagat’s High Altitude Training Centre Iten
Lunch
Visit training camps in Kaptagat
Dinner and overnight at Kerio View Hotel

Day 3: 31st January 2010
Time Breakfast at the hotel
Depart for Maasai Mara National Reserve
Stop over for lunch in Nakuru at the Merica Hotel
Arrive at Maasai Mara and check in at Mara Explorer
Dinner and overnight at the Mara Explorer

Day 4: 01st February 2010
Time Morning game drive (or option of ballooning and bush breakfast at
guests own expense to be booked on previous night)
Lunch at the tented camp
Evening game drive
Dinner and Overnight at Mara Explorer

Day 5: 02nd February 2010
Time Breakfast
Transfer to airstrip for flight to Diani
Check in at hotel and lunch at Leopard Beach
Relax and enjoy at the beach
Dinner and overnight at Leopard Beach

Day 6: 03rd February 2010
Time Breakfast at Hotel
Transfer to Wasini Island
Visit Shimoni Caves
Dhow excursion (Dolphins) and Lunch at Wasini
Dinner and overnight at Leopard Beach

Day 7: 04th February 2010
Time Breakfast at Hotel
Check out from the hotel
Transfer to North Coast
Afternoon Visit Old town of Mombasa and Fort Jesus
Lunch at Jahazi Café
Visit to Haller Park
Transfer to Hotel for check in
Dinner and overnight at Sarova Whitesands

Day 8: 5th February 2010
Early transfer to MIAM for onward flight to Nairobi
Onward flight to Italy

domenica 17 gennaio 2010

Andrea + Andrea = Felicità

Ci sono giorni, non solo atleticamente parlando, che non nascono nel migliore dei modi, in cui le cose sembrano non andare per il verso giusto e si fa comunque una gran fatica a portarle a buon fine. Poi però, quasi per incanto, c’è un evento inaspettato ed inaspettabile, e forse proprio per questo ancora più gradito, che in un attimo, o poco più, riesce a mutare il corso delle circostanze, donando ad esse un sapore ed un gusto nuovo e, per certi versi, unico. Racchiuso in queste poche parole c’è la sintesi della mia domenica o, se vogliamo, dell’intero mio fine settimana. In questo week end ho fatto infatti una gran fatica a portare a termini i miei allenamenti e addirittura stamane sono dovuto rientrare ai box dopo appena una trentina di minuti corsi ad andatura blandissima. Sensazioni bruttissime, dolori su tutto il corpo e grande senso di spossatezza. Quasi fossi sotto l’effetto di una brutta influenza, ma senza il sintomo della febbre. Ho quindi pranzato e poi una lunga dormita. Risveglio verso le 17:30, in una condizione pietosa. Gran sonno e giramenti di testa, dovuti un po’ alla sonnolenza, un po’ alla debolezza. E poi? Poi l’evento che non ti aspetti, quello a cui non hai mai pensato e a cui non andresti a tendere con la tua mente! Una telefonata, bellissima e di una simpatia unica, di due ragazzi “matti” della nazionale di 100 km italiana: Andrea Bernabei ed Andrea Rigo. Non so bene dove fossero, né cosa stessero facendo, né cosa li pervadesse, so solo che con la loro “spontaneità” e giusta “stravaganza” hanno contribuito a risollevare il mio morale e con esso una giornata un po’ storta. Non sto qui a raccontare il contenuto del discorso, so solo che le loro parole sono state l’espressione di un’amicizia che può essere profonda anche se coltivata a tanti chilometri di distanza e se basata su pochissimi incontri annuali. Non è importante solo ciò che hanno saputo dire, ma il motivo per cui lo hanno detto. Non mi importa, o comunque cambierà poco la mia esistenza, se riusciranno a portare a termine o meno il loro intento, ciò che importa è lo spirito del quale sono animati ed il modo con cui testimoniano la loro volontà. Anche solo per questo li ringrazio, perché comunque sono stati capaci di rendermi un pochettino più felice in una giornata nata non proprio nel segno migliore.

lunedì 11 gennaio 2010

Cronemetrico e metereologico!

Mi spiace dirlo, ma non ce la faccio più. Credo di essere diventato una cosa sola con il mio tapis roulant. Passo più tempo con lui, che con chiunque altro, compresa Serena. Su 10 allenamenti, nell’ultimo periodo a causa delle condizioni meteo sfavorevoli, almeno 8 li devo correre in casa su questa macchina, si utile e indispensabile, ma comunque odiosa. Il tempo sembra trascorrere più lentamente di quanto corro all’aria aperta e, nonostante la televisione sia accesa davanti ai miei occhi, non riesco a distrarmi troppo dal guardare il display che indica ritmo, tempo e chilometri percorsi. Inevitabile diventa così fare il conto di quanto manca al termine dell’agonia. Fortunatamente a volte la condizione fisica buona mi aiuta a soffrire un po’ meno, ma in molti casi la sofferenza si fa sentire forte e la tentazione di scendere e lasciar perdere è davvero molto presente. Così come è successo sabato mattina. Venti minuti corsi con grossa difficoltà ad un ritmo modesto e blando, circa 12 km orari. Per quanto mi sforzassi non riuscivo in alcun modo a cambiare passo e ritrovare un po’ di grinta. Tutt’altro, la stanchezza aumentava così come il senso di nausea. Credo che in questi casi si possa e debba fare una sola cosa, avere più rispetto per il proprio organismo, abbracciare un po’ di buon senso, farsi coraggio e… lasciar perdere. Il riposo può solo far bene a quel recupero che il nostro fisico chiama a gran voce. Così domenica mattina mi sono trovato un po’ più fresco per il lavoro che mi aspettava. Di nuovo un medio variato, ma questa volta di 16 km (2 km con 500 m forti e 500 m piano, poi 4 km di medio, 2 x 1 km forte e 1 km piano, 4 km di medio ed infine 2 km con 500 m forti e 500 m piano). Giunto al decimo chilometro, il meteo che fino a quel momento mi aveva assistito, ha deciso di farmi un dispetto. Grossa grandinata accompagnata da vento gelido forte e contrario. Non mi è rimasto che riprendere la strada di casa, non ultimando il lavoro, ma facendo solo 14 km e tralasciando gli ultimi due. Alla fine ho chiuso in 48’46”, ad un ritmo di 3’29” precisi, molto simile a quello tenuto la domenica precedente. Che dire, andiamo avanti così con fiducia. Sperando non solo che migliori il tempo cronometrico, ma soprattutto quello meteorologico!

domenica 3 gennaio 2010

Va ancora meglio

Già da qualche giorno speravo che il sole tornasse alto nel cielo e non coperto da nuvoloni neri pronti a scaricare giù acqua a volontà. Sono state poche le giornate, durante le festività natalizie, in cui ho corso fuori casa. Per la maggior parte delle volte ho dovuto far invece ricorso al caro tapis roulant, vera fonte di salvezza per chi, come me, non ama correre sotto la pioggia e con il freddo. Quando capita dopo un lungo periodo di mal tempo, svegliandosi la mattina, di aprire la finestra e trovare il sole che irrora, con i suoi raggi, la nostra terra, tutto diventa più coinvolgente e pensare di correre estremamente più eccitante. E’ come risvegliarsi da un lungo letargo, ma con la differenza che i gesti, invece di essere più blandi, diventano più veloci e carichi di energia. Quello che è successo stamane è un po’ racchiuso in queste poche righe. Immaginavo già, avendo visto le previsioni meteo, che oggi sarebbe stata una giornata diversa dalle precedenti, ma di questi tempi è sempre meglio essere un po’ diffidenti. Gennaio di certo non è marzo, ma oramai con le stagioni non si ragiona più. Si alternano periodi fatti di una settimana, o giù di lì, in cui sembra di essere ad aprile, con temperature miti e tassi altissimi di umidità, a periodi in cui le temperature scendono repentinamente, arrivando di notte anche ai meno 5-7° C. Di giorno poi la situazione varia, ma non di moltissimo. Quando va bene si arriva a 4-5° C e correre non è davvero semplice. Oggi è stata una giornata, dal punto di vista del clima, ideale. La prima del nuovo anno. Ed allora come non approfittarne. Non farlo sarebbe stato un vero sacrilegio. Sono uscito verso le 12, ho iniziato con 5 km di riscaldamento e poi un po’ di ritmi, tanto per non perdere l’abitudine. Un bel medio variato, fatto di 2 km alternando 500 m forti e 500 m piano, poi 3 km di medio, 1 km forte e 1 km piano, poi di nuovo 3 km di medio e gli ultimi 2 km alternando 500 m forti e 500 m piano. Totale 12 km in 41’48”, con una media di 3’29”. Niente male, almeno per me. Era un bel po’ di tempo che non facevo qualcosa di simile e sono per questo ancora più soddisfatto. Poi se si considera che solo domenica scorsa ho corso la maratona, va ancora meglio.