domenica 15 novembre 2009

... ma è comunque bellissimo!

Prosegue la mia marcia di ri-avvicinamento ai ritmi di un tempo sulle gare brevi. Certo, molto c’è ancora da fare, ma l’euforia è tanta, così come la voglia di proseguire su questa strada intrapresa. L’ho detto più volte, è un periodo positivo, per mille ragioni, e il mio fisico sta reagendo bene alle sollecitazioni prodotte dall’atletica e dalla vita di tutti i giorni. Dopo diversi anni sto ritrovando una continuità sugli allenamenti, riuscendo a doppiare (il lunedì e giovedì anche a “triplare”, se si considerano i 45 minuti di nuoto la sera) e a fare qualche “lavoro” adeguato per le distanze brevi. Per esperienza so che per un organismo come il mio questa è l’unica via da seguire, tanti chilometri, o per lo meno più degli anni passati, e prove tirate durante la settimana. Infine l’inserimento di gare brevi alla domenica. Ricetta semplice e facile da preparare, almeno a parole, ma sempre difficile da “cucinare”. Ma se si vuole raggiungere lo scopo non si può fare diversamente. So anche di essere poco agile e di procedere senza “grazia” ed agilità lì dove ne occorrerebbe. Le mie gambe sono enormi, se paragonate non solo a quelle degli atleti africani. Quadricipiti nutriti e cresciuti a lunghi, anzi lunghissimi, e non adatti a sollecitazioni intense. In ogni gara che faccio i metri passano più lenti che in una 100 km e la tentazione di fermarmi poco dopo la partenza è fortissima. Ci vogliono una grossa forza di volontà e passione per andare comunque avanti, cercando di spingere il più forte possibile, senza rallentare. Ma la soddisfazione finale è proporzionata allo sforzo. La curiosità più bella rimane quella di verificare il crono all’arrivo, per scoprire, con sorpresa, l’esito della prestazione e delle fatiche fatte. Non amo guardare i passaggi ai vari mille e difficilmente in gara butto l’occhio sull’orologio. Corro senza riferimenti, almeno cronometrici. In realtà ne ho, uno su tutti: “gli avversari”. Se ti capita la fortuna di trovarti nel bel mezzo di un “treno” e stai al limite delle tue energie, è ovvio che non puoi aumentare, l’unica cosa da fare è resistere e aiutare i tuoi compagni d’avventura per quel che ti è possibile. La sfida non è con loro, non ti cambia nulla arrivare 12° o 13°, ma hai una soddisfazione maggiore se riesci a correre più forte della volta precedente. Questo si. Ah, dimenticavo… la gara di oggi è stata una 10 km a Roma, la “Corri al Tiburtino”, molto veloce ed ottimamente organizzata. La giornata stupenda, forse anche un po’ troppo calda. Il risultato 33 minuti netti, con un passaggio ai 5000 m intorno ai 16’20”.

3 commenti:

stoppre ha detto...

quindi un pò meglio dell'altra volta...
qualche vecchio saggio dice che se si corre senza guardare l'orologio, anche in gara,a volte si può andare sbalorditivamente più forte.
nel mio piccolo, ieri all'applerun di cavuor, il garmin mi si è scaricato già durnte il riscaldamento, quindi sono andato a sensazione, faticando dal primo all'ultimo dei 10.5 km, pensando di mollare soprattutto nella prima metà, poi ho cercato di tenere il masimo sforzo e alla fine ho fatto anche il pb, che per me è un misero 39.20 sui 10 mila. comunque grande soddisfazione !!
ciao.
ps. come ho detto ad andrea rigo, abbiamo un'amica in comune, maria la centochilometrista tua compagna di nazionale, abitiamo a 5 km di distanza.

uscuru ha detto...

allora via con le gare brevi?
ci vediamo alla best.
ci sarai?

uscuru ha detto...

ottimo tempo x adesso
ciao GRANDE!!