lunedì 29 settembre 2008

Il campione più grande

Solo stamane, leggendo i vari siti di atletica leggera, ho saputo della grandissima impresa dell'etiope Haile Gebrselassie che a Berlino ha stabilito il nuovo record mondiale sulla distanza di Maratona arrivando a correre i famigerati 42,195 km in 2h03'59". Non ci sono parole da aggiungere. Chi corre sa cosa vuol dire, chi non corre non può assolutamente immaginare ed apprezzare. Ed è forse proprio per questo motivo che i vari telegiornali italiani non hanno dato un minimo di spazio a questa impresa straordinaria. L'importante era soffermarsi sul primo gol di Ronaldinho al Milan e sul fatto che la Lazio fosse sola in testa al campionato di serie A. Qualche menzione in più per Valentino Rossi e per uno splendido Ballan. Poveri noi, grandissimo Gebre

domenica 28 settembre 2008

Una strana euforia

Una strana euforia mi pervade stasera la mente ed il corpo. Quella odierna è stata una giornata particolarmente bella, ancor più perché quella di ieri lo è stata un po’ meno. Partiamo da dove ci eravamo lasciati. Il lunghissimo da affrontare come ultimo test prima del Mondiale di Tarquinia. Bene, anzi male, non è andato come avrebbe dovuto. Erano in programma 5 ore da correre in progressione da 4’10”/km fino a 3’50”/km, ma non ci sono riuscito. Tutto bene fino alle 3h30’, poi gambe dure e difficoltà a procedere a ritmi decenti. Ho impiegato 4 ore e poco più per percorrere 60 km. Obiettivo minimo. Non mi va di discutere su quali siano le cause di tutto ciò, è successo e basta. Nella mia testa ho delle sensazioni ben precise e, forse, conosco le giuste motivazioni. Ma so bene che tutto ciò non cambia nulla nella preparazione di una gara lontana ancora 40 giorni. Quello che è oggi, domani potrebbe non esserlo più. Rimango per questo fiducioso e continuo, determinato più che mai, a perseguire il mio sogno. Soprattutto perché oggi ho vissuto una giornata particolare. Non sono avvezzo a correre le 10 km su strada, ma questa domenica non potevo esimermi dal farlo visto che c’era in programma la gara di Colonna organizzata dall’amico Fausto Giuliani ed in concomitanza con questa il PRIMO RADUNO DEI BLOGTROTTERS. Un’occasione unica e ripetibile. Siamo stati una ventina di matti, giostrati dal buon Giampiero, a prendere parte alla gara, ma soprattutto a portare il nostro entusiasmo positivo alla manifestazione vestiti tutti delle belle magliette blu preparate all’uopo. Ci siamo ritagliati uno spazio tutto per noi, facendone partecipi gli altri. Così, nonostante il lunghissimo di ieri, il dolore al tendine d’Achille e la stanchezza nelle gambe, ho deciso di correre. Correre si, ma piano. Questo almeno nei propositi. Pronti via e ritmo blando. Primo mille in 300esima posizione con passaggio a 3’40”. Strano le mie gambe rispondono bene. Decido di allungare e così è per tutta la gara. Finisco in una facile progressione con l’ultimo mille, sorridente e spensierato, corso a 3’10”. Ho provato delle sensazioni bellissime. Non voglio enunciarne i mille motivi, ma è stato stupendo. Sono pervaso di un’euforia strana e sensazionale. Un’unica considerazione. Poco fa ho chiamato l’amico Mauro Firmani per sapere come fosse andata la sua Maratona del Lago di Garda. Gli ho raccontato le mie sensazioni, mi ha risposto un’unica cosa: “Caro Marco sei allegro perché per una volta, dopo un po’ di tempo, hai corso senza pensare al Mondiale, ma solo ed esclusivamente per il piacere di correre in mezzo a tanta gente positiva!”. Un abbraccio circolare a tutti

mercoledì 24 settembre 2008

Con fiducia verso il lunghissimo

Sono passati altri due giorni e quindi al terzo, come da tradizione, mi sono apprestato al lavoro di qualità. Sveglia al mattino presto, colazione abbondante e via, diretti verso il campo di allenamenti, che poi altro non è che una strada secondaria di circa 6 km che mette in collegamento i due paesi di Sambuci e Cerreto Laziale. La comodità sta nel fatto che, nonostante la distanza da casa, è pressoché pianeggiante e soprattutto poco transitata. Passano più pecore che macchine. Comunque sia martedì mattina ho affrontato un lavoro che per le mie caratteristiche è a dir poco massacrante: 1x8000 a 3'15, 8' corsa lenta, poi 12x1000 aumentando 3" al km da 3'40 a 3'07. Sapevo benissimo di non poter correre i primi 8 km a 3’15”/km, ma ci ho provato dando il massimo che poi era la cosa fondamentale. Sono usciti ad un ritmo di gran lunga più blando (3’21”/km), ma non sono stato in grado di fare di più. Poi ho iniziato i mille con il recupero di 200 m da correre in un minuto. All’inizio le gambe andavano da sole, poi però i giochi si sono fatti più difficili. Nonostante tutto sono riuscito a rimanere in tabella fino al quartultimo da correre a 3’16”, poi gli ultimi tre ho un po’ ceduto e li ho chiusi in 3’16”, 3’14” e 3’12”. Alla fine meglio che niente. Sono abbastanza soddisfatto. Adesso guarda al lunghissimo da correre sabato prossimo, ma non ci voglio pensare troppo, visto che di tempo per farlo ne avrò abbastanza mentre lo correrò. Alla prossima.

sabato 20 settembre 2008

Una volta ogni tre giorni

Ogni tre giorni un lavoro di qualità e così oggi mi sono svegliato con il pensiero di dover fare: 7 km a 3'50, 6 km a 3'45, 5 km a 3'40, 4 km a 3'35, 3 km a 3'30, 2 km a 3'25, 1 km a 3'20, per un totale di 28 km. Sapevo bene che sarei andato facile nei primi km, ma avrei faticato, e non poco, sugli ultimi. Per questo motivo, credendo di fare cosa giusta per chi deve affrontare una 100 km come me, ho deciso di aumentare il ritmo di circa 5” nei primi blocchi e resistere il più possibile negli ultimi. Peccato che la stanchezza e la mancanza di capacità a correre a ritmi elevati siano venute fuori proprio nel finale. Non sono riuscito a correre gli ultimi tre km come da programma e mi sono arenato, con grande fatica, al ritmo di 3’30”/km. Cosa dire? Purtroppo va così. Mi impressiona l’idea perché in altri tempi e situazione correre a 3’20”/km era quasi una passeggiata. Ma gli anni passano e le cose cambiano e quindi… ci prendiamo quello che viene, mettendoci sempre però il massimo dell’impegno con la convinzione che si stia provando a fare tutto per il meglio.

mercoledì 17 settembre 2008

Gazzetta dello Sport del 17.09.08

Non bene, ma benino

Stamane, come da programma, ho svolto il lavoro di qualità: 26 km facendo 2 km a 3’40” e 1 km a 3’10”. Lavoro per me estremamente difficile non tanto sulla parte dei recuperi, ma sulla quella dei ritmi veloci. In effetti, avendo perso l’abitudine a correre a certe andature, quando aumento i ritmi il mio organismo ne risente e accusa il colpo. Ciò si può vedere sui mille veloci finali, ma anche su alcuni dei recuperi. Nonostante tutto credo di non potermi lamentare. Un altro tassello è stato messo nella marcia di avvicinamento al Mondiale. Inoltre ho con me due “scusanti”: ho corso da solo (di solito ho mio fratello con la bici al fianco) e c’era una forte ventilazione (in qualsiasi direzione corressi sentivo il vento contro). Sabato il prossimo impegno.

martedì 16 settembre 2008

Quale ragione?

Riesco solo ora a trovare il tempo per leggere con tranquillità quanto si sta scrivendo sul mio blog e continuare a riflettere sulla polemica che si sta alzando. Vorrei provare per un attimo ad allontanarmi dalla questione, come se il tutto non mi riguardasse, per provare a dare un giudizio il più possibile oggettivo. Parto da una domanda. Vorrei sapere chi è che può pensare che a Giorgio Calcaterra faccia piacere tirare su una storia di questo genere e scegliere di rinunciare ad un mondiale di 100 km che si disputa in casa e lo vede tra i principali possibili protagonisti? Quale mente criminale crede tutto ciò? Quale sono le cellule celebrali che mette in azione prima di parlare? Quale crede possa essere l’obiettivo di Giorgio se non quello di far valere i suoi diritti e di tutti coloro che corrono e amano l’ultramaratona? Se si parte da questi principi potrà risultare più facilmente comprensibile che quanto sta accadendo è solo la punta di un iceberg che denota già da anni il malessere che si vive nell’ambiente della squadra nazionale di 100 km. Ci viene detto che dobbiamo ritenerci fortunati perché quello che è stato raggiunto in questi anni è già molto. Ma vorrei sapere in base a che cosa si fanno queste considerazioni? Come si fa a valutare che quello che ci viene “concesso” sia abbastanza o meno? Una sola risposta: i soldi! Ma non è vero che le nostre imprese non hanno un valore di mercato, ne creiamo più noi che Andrew Howe con il salto in lungo. Vi chiedo: di quanto è aumentato il numero di maratoneti che corrono più di una maratona l’anno? Moltissimo. Non credete che in questo un personaggio come Giorgio abbia dato una spinta fondamentale? Ma questo la Fidal non lo vede. Sono miopi. Ciò che vedono non si trova più in là della punta del loro naso. Sono anni che praticano delle politiche che anche uno scienziato stenterebbe a capire e che farebbero sorridere (o piangere) un bimbo! Mettono i bastoni fra le ruote agli amatori e si dimenticano degli ultramaratoneti e della nazionale di corsa in montagna. I primi servono solo ed esclusivamente a fare cassa, i secondi non devono assolutamente servire per impoverirle. Potrebbero usare personaggi come Giorgio per portarli ad esempio delle nuove generazioni, per far capire loro cosa vuol dire l’amore per la corsa ed il sacrificio, quanto possa essere educativo confrontarsi con il prossimo conoscendo anche il sapore della sconfitta e mille altre cose… Ma ripeto sono miopi o meglio vogliono essere tali. Perché ciò che conta è quello che porta soldi subito, non ciò che può insegnare a vivere meglio. P.S.: Grazie a tutti coloro che, nei diversi modi, stanno intervenendo sul blog.

Uno sport sul quale investire

Solo un inciso per riportare il resoconto del mio ultimo allenamento: 4x5000 m a 3’25” con un 1000 m di recupero a 4’00”. L’allenamento è andato meglio del previsto e del prevedibile, anche se ho faticato e non poco. Tutto ciò può essere considerata una valida risposta per coloro, per fortuna pochi, che credono che correre una 100 km o preparare un mondiale sia cosa semplice e di poco conto e, per tal motivo, da non considerare uno sport sul quale investire. Un caro saluto

sabato 13 settembre 2008

Tutto tace

Tutto come da programma: tante polemiche, tanto caos, ma pochi, anzi nessun, risultato. A cosa servirà tutto questo? Quel che è certo che fino ad oggi nulla si è mosso e soprattutto nessuno si è interessato al caso, se si fa eccezione della rivista Correre che sul prossimo numero pubblicherà un servizio ad opera del buon Leonardo Soresi, che però sarà di poche righe e non potrà descrivere tutto quello che è fin qui successo e soprattutto tutto quello che verrà. È sbalorditivo vedere quanta gente si sia appassionata al caso, ciò testimoniato dalle massicce presenze sui vari siti-blog, ma anche sapere che molti sono rimasti in finestra senza esprimere la propria opinione. È grave, questo si, che i personaggi preposti, parlo di dirigenti Fidal e Iuta, non si siano preoccupati affatto, come se nulla fosse successo. Ma forse è proprio così. Nulla è cambiato e nulla otterremo. Passerà come il vento anche questa nostra protesta, non lasciando dietro di sé nulla, se non tanta rabbia di chi, credendoci, l’ha portata avanti o chi, come Giorgio, ha deciso, per il bene di tutti, di rinunciare a quanto di più caro potesse avere. Ho avuto modo di dirlo più volte, non illudiamoci, se non riusciremo ad ottenere ciò che ci appartiene (che poi è molto molto poco) neanche stavolta con il Mondiale in casa e il leader che da forfait, credo che non avremo altre speranze per il futuro.

Avanti così

Lasciate alle spalle le polemiche di questi giorni, ho ripreso a pensare al Mondiale in funzione allenamenti e preparazione. Ho fatto un lavoro che prevedeva 40x400 m da percorrere uno forte a 3’15”/km (quindi a 1’18”) e uno piano a 3’50”/km (quindi a 1’32”). È andato tutto ok, anzi meglio di quanto mai avessi potuto pensare. Ho patito un po’ le variazioni veloci, non riuscendo sempre a portare i ritmi prestabiliti, ma sono riuscito a recuperare abbondantemente nei tratti “lenti”. Così alla fine sono usciti 16 km in 55’44” con una media di 3’29”/km, contro i 3’32”5 che sarebbe dovuto venire. Meglio così. Domani, invece, mi aspettano 4x5000 m da correre in 3’25”/km con un recupero di un mille a 4’00”, che poi dovrebbe essere il ritmo da tenere al Mondiale. Speriamo bene e soprattutto che non piovi troppo.

martedì 9 settembre 2008

All'amico Marco Boffo

Nel post “Dico la mia, solo la mia” ho avuto modo di dire: “Non voglio però difendere o prendere le posizioni di nessuno”. E così ho fatto o, almeno, lo spero vivamente. Ho cercato di ignorare quanto detto dalle diverse parti per concentrarmi solo ed esclusivamente sulla mia opinione. Ho evitato di intervenire su quanto affermato da Matteo, ma mi sono anche risparmiato nei confronti delle dichiarazioni rilasciate dall’amico Marco Boffo. Poi sono uscito per andare a correre, ma quando sono rientrato a casa ho trovato le chiamate di alcuni fans venuti a sostenermi a Winschoten, tra cui mio fratello Gian Luca, a chiedermi delucidazioni sulla dichiarazione rilasciata da Marco Boffo che riporto per intero: ”1- Per caso eri a Winschoten lo scorso anno al ristoro del 5° km? Lo sai che un gruppo di italiani, facenti parte di un "team privato" del centro italia, ha fatto vergognare gli altri italiani presenti, per aver preso per il culo e sfottuto gli abitanti locali che offrivano biscotti cioccolata e ombrelli per ripararsi dalla pioggia? E che gli altri italiani si sono andati a scusare con gli olandesi per quel comportamento spocchioso e arrogante? Eri li anche tu?”. A questo punto ho deciso di non potermi tirare indietro e, visto che le dichiarazioni non riguardano me ma persone a me care (tanto che sono partite da Subiaco per venire a sostenermi ed incitarmi e rappresentavano tra gli italiani il gruppo più folto) chiedo le dovute spiegazioni a Marco. Ci tengo a precisare che quanto da lui riportato a me non risulta, ma risultano cose ben diverse. Primo fra tutte il fatto che molto probabilmente quelle stesse persone che lui biasima sono le stesse che lo hanno incitato e hanno provveduto al suo ristoro durante tutta la gara. Secondo che sono persone estremamente corrette e non avvezze a tali comportamenti. Terzo che al suo posto non si sarebbero mai permesse di fare simili affermazioni e tirare fuori tali offese, soprattutto PUBBLICAMENTE. Ma è pur vero che io non ero presente allo svolgimento dei fatti e, nonostante la massima fiducia che in loro ripongo, proprio perché non presente e quindi non avendo la possibilità di sapere come siano andate le cose, chiedo a Marco Boffo di fornire PUBBLICAMENTE le dovute spiegazioni di quanto accaduto, facendo, per quanto possibile, di tutto per svelare la verità. Ci tengo a precisare (me ne duole lo confesso ma gli amici sono una delle cose più care a cui tengo) che se ciò non dovesse accadere mi sentirei in dovere di prendere l’accadimento come un’offesa personale, con tutto ciò che questo comporta. In attesa di una risposta, invio a Marco Boffo e a tutti i miei amici un caro saluto

Dico la mia, solo la mia

Non ho ancora una volta la voglia e l’intenzione di scrivere qualcosa, soprattutto perché nel pomeriggio di oggi la mia testa è balzata altrove in posti non vicini e con vicende non bellissime. Per fortuna nulla di grave, ma comunque una preoccupazione in più da portare con me. Inoltre sono reduce da una due giorni a Milano (per cercare di preparare al meglio il Mondiale, spiegherò in un altro post di che cosa si tratta) in cui sono riuscito a dormire poche ore a seguito di aerei con partenze al mattino presto. Nonostante tutto mi trovo nella condizione di dover intervenire. In primo luogo perché parte interessata e chiamata in causa, in secondo luogo perché la vicenda, proprio sul mio blog dal nome “amolacorsa”, sta prendendo vie inaspettate. Non voglio però difendere o prendere le posizioni di nessuno. Vorrei solo richiamare alle regole della buona educazione e della non invasione della libertà altrui. Per il resto l’età ed il senso di responsabilità di ognuno dovrebbero bastare. Voglio, però e soprattutto, di nuovo descrivere quello che è il mio pensiero. Ho già avuto modo di esprimerlo più volte e prima che tutta questa vicenda iniziasse, ossia a fine luglio quando mi arrivò l’annuncio della convocazione al prossimo Mondiale. In quell’occasione il mio risentimento era legato, come del resto lo è ora, alla situazione della Nazionale italiana di 100 km. Una nazionale composta da ragazzi con tanta voglia di sacrificio, capaci di tante rinunce e illuminati da poca gloria e una scarsa importanza che non è solo propria dei famigerati mass media, ma ciò che è grave, dovuta ad una mancanza di attenzione da parte di chi ci dovrebbe tutelare. Da parte cioè di coloro che sono pagati per dirigerci. Ed in questo ci vedo una forte correlazione con il mondo della politica. Parlai di presidenti, segretari e consiglieri, che dismessi i panni degli atleti hanno intrapreso vie più comode per godere di gloria e l’unica cosa che li tocca e di rimanere incollati con i “loro sporchi grassi culi” alle poltrone del potere. Mi chiedo se questa vicenda arriverà mai nelle orecchie del Presidente della Fidal Arese? E se si, si degnerà di entrarvi per capire come stanno effettivamente le cose? Dimostrerà amore per la nostra disciplina ed i nostri sacrifici? Credo di no. Il motivo sta nel fatto che le nostre eventuali medaglie a lui non cambiano nulla. Non può vantarle per ottenere nuovi finanziamenti o per cercare di ricandidarsi. La dimostrazione di ciò è il fatto che si siano candidamente dimenticati di inserirci nel bilancio Fidal. È grave? Credo di si! Siamo una nazionale che non ha potere e mai lo otterrà finché la nostra specialità non sarà diventata sport olimpico. Ma soprattutto perché non siamo considerati una squadra. Vestire la maglia azzurra una volta l’anno non aiuta, come non ci aiuta il praticare uno sport individuale. È il problema annoso dei campionati mondiali di ciclismo. Siamo solo delle persone che praticano la 100 km e quel giorno sono chiamate a combattere insieme. Non potremo mai esserlo finché le cose procedono in questo modo. Personalmente mi lamentai perché ricevetti una mail in cui mi si diceva: “O vieni al raduno di Luco o non prenderai parte al Mondiale”. La cosa non mi sembra giusta. Non mi viene riconosciuto nulla, perché dovrei dare qualcosa in cambio? Nonostante tutto, chiarito “l’equivoco” vi ho partecipato. Ma aldilà del piacere di ritrovarmi con dei cari amici, non credo mi abbia dato molto di più. La colpa sarà la mia, ma questa è la mia impressione. Il mio spirito è lo stesso della settimana scorsa e della prossima. Ho solo scoperto, nelle riunioni fatte, che c’è chi di questa situazione creatasi non ha cura e chi invece la prende di petto. Così come ho scoperto che i nostri amati tecnici hanno l’intenzione di fare “esperimenti” in occasione della gara. Nello specifico hanno intenzione di allontanarci dalle persone care per farci unire di più. Come possono credere che stare lontano da chi ci accompagna nella vita quotidiana possa essere un bene? A Luco dei Marsi, in camera con Andrea Bernabei e Mario Fattore, sono riuscito a dormire un paio d’ore non di più. Non voglio che ciò riaccada al Mondiale. Fatto presente ciò ai tecnici mi è stato risposto: “Vedremo cosa possiamo fare”. A me non interessa nulla del loro pensiero, io la notte prima della gara ho il diritto sacrosanto di dormire non di prestarmi a biechi esperimenti. In queste cose mostrano tutta la loro miopia. Sono persone che dovrebbero fare il nostro bene, non produrre danni e pensieri negativi. Dovrebbero ascoltare le nostre esigenze, non imporre le loro credenze. La mia idea è che senza i dirigenti gli atleti esistono, viceversa senza atleti i dirigenti non sono nulla. Ma ciò non è chiaro. O almeno così sembra. Finché le cose andranno avanti così, non mi sentirò obbligato di dovere garantire nulla a nessuno. Per questo ribadisco di nuovo in questa sede che sarò presente al Mondiale non per onorare la maglia azzurra, ma per provare a dare una gioia a tutte le persone che mi vogliono bene e che credono in me e nei miei sacrifici. Non conterà il risultato, non sarà così importante. Ciò a cui aspiro è una felicità fatta di serenità e di tranquillità con il prossimo e con me stesso. Non devo dimostrare nulla a nessuno, tanto meno a me stesso o alle persone care. Le motivazioni non sono i dirigenti, né la squadra italiana. L’obiettivo è provarci, ancora una volta, con tutto me stesso.

domenica 7 settembre 2008

Dalla parte altrui

Cercherò di essere sincero, come sempre. Sono tornato a casa dopo le vacanze ed il raduno-gara di Luco dei Marsi. Non ho molta voglia di scrivere quello che sono stati i giorni trascorsi, ma lo farò lo stesso. Mi servirà soprattutto come scusa per riflettere sugli aspetti positivi e negativi e avere una traccia storica delle mie sensazioni. Ho preso le vacanze al mare come delle vere e proprie ferie. L’unico impegno è stato quello di alzarsi dal letto, prendere il telo da mare e raggiungere la spiaggia distante 10 metri circa. Vita da non morire mai, o quasi. Ho corso, certamente, ma poco e a ritmi blandi, se si fa eccezione per un allenamento che prevedeva 5 ripetute di 1000 metri con recupero di corsa sempre di 1000 metri. Per il resto ho approfittato della compagnia di un amico per correre, ma senza eccessivo impegno. Lasciato il mare (con non poco rimpianto) ho raggiunto venerdì sera Luco dei Marsi, dove era in programma la 6 ore ed il raduno degli atleti della nazionale di 100 km e della 24 ore. Descrivere cosa è significato ritrovarsi con i compagni della squadra e cosa è stata la gara non è cosa facile e di poche parole. Partiamo dalla gara. L’intento era di correrla tutta o, almeno, provare a farlo. Le sensazioni dei giorni precedenti non erano delle migliori (così come avevo avuto modo di scrivere sull’ultimo post), forse a seguito della troppo rilassatezza che il mare mi aveva donato. Comunque sia l’intenzione era di correre ad un ritmo di 4’00”/km. Il problema più grande è stato il gran caldo e l’afa. Credo che alle due del pomeriggio, orario di partenza, ci fossero più di 30° C ed un tasso di umidità intorno al 70%. Nonostante tutto ho impostato il ritmo alle andature prefissate. Ho corso in compagnia dell’amico Marco Boffo e tutto è filato per il verso giusto fino alle 2 ore e 30 minuti di corsa. Dopodiché è iniziata una leggera crisi alle gambe che man mano è diventata sempre più pesante e difficile da sopportare. In questo stato sono riuscito ad andare avanti fino alle 3 ore, ma poi ho gettato la spugna ed ho deciso che la mia gara sarebbe finita lì. Non credo che la crisi sia stata solo fisica, certamente anche mentale. Ho provato di nuovo le stesse sensazioni dell’ultimo Passatore. Pervenuta la crisi muscolare, la testa non è stata in grado di provare a trascinare il corpo, ma, viceversa, si è fatta trasportare. Non sono riuscito a reagire alla fatica, questa è la realtà. Sono sincero, la cosa mi spaventa e non poco, soprattutto in vista del Mondiale. La mia considerazione a caldo è stata che se dovesse ricapitare qualcosa del genere a Tarquinia, dovrò rivedere i miei piani e valutare bene se proseguire sulla strada delle ultramaratone e delle 100 km nello specifico. Tutto ciò non nasce dall’amarezza di un mancato risultato, ma solo ed esclusivamente dalla riflessione sulle mie sensazioni. Per quanto riguarda il raduno è stato bello ritrovarsi insieme a tanti amici e compagni d’avventura e fatica. C’è stato modo per riflettere su mille argomenti e, su tutti, il valore della maglia azzurra e del prossimo impegno Mondiale. Aldilà delle diverse posizioni, ribadisco quanto già espresso in precedenza su altri post. Non credo che la nostra situazione sia rosea, per mille e più motivi. E l’annunciato forfait di Giorgio Calcaterra a Tarquinia in segno di protesta ne è una dimostrazione. Personalmente credo che non essendo dei professionisti (non siamo pagati per fare questo sport e non rappresenta la nostra prima occupazione, ma solo un “gradevole” hobby) non dovremmo avere obblighi particolari, ma solo delle indicazioni da seguire. Purtroppo non va così ed i problemi, a parer mio, nascono tutti da qui. Non è giusto avere delle costrizioni. Quando ciò accade c’è il rischio che qualcuno, forse più sensibile di altri, possa reagire in modo “inaspettato”. In tal caso non condanniamolo, ma proviamo a metterci, anche per un solo momento, dalla sua parte. Ciò non dovrà servire a cambiare necessariamente la nostra idea, ma solo a comprendere di più la sua.

giovedì 4 settembre 2008

Vacanze finite

Solo poche parole per aggiornare il mio blog. E' un po' di tempo che non scrivo nulla perchè sono in vacanza a Vieste. Qui tutto procede per il meglio, anche se allenarsi al mare è sempre difficile. Domani parto con la Nazionale di Ultramaratona per il raduno di Luco dei Marsi. Sabato gara-test sulla distanza delle 6 ore. Vi giuro che ciò mi spaventa e non poco, soprattutto perchè credo che alle due del pomeriggio non sarà facile correre senza soffrire il caldo, ma sarà un buon modo per sondare la mia condizione fisica. Credo, inoltre, che almeno all'inizio avrò difficoltà aggiuntive dovute alla rilassatezza di una settimana di vacanze al mare. Vi farò sapere quanto prima come è andata. Un caro saluto da Vieste