mercoledì 31 dicembre 2008

martedì 30 dicembre 2008

Una giornata SERENA

Anche in questa circostanza mi trovo a scrivere qualcosa sul blog dopo che sono trascorsi diversi giorni dall’ultima volta in cui l’ho fatto. I motivi sono diversi, ma, come ho modo di dire spesso, ciò che mi blocca è, principalmente, la mancanza di tempo. Non riesco a trovare anche un solo quarto d’ora da dedicare a questa bella passione. Durante il giorno sono troppo indaffarato nelle mille faccende della vita quotidiana, mentre la sera sono troppo stanco per mettermi nuovamente davanti al computer e postare qualcosa di interessante. Inoltre c’è da dire che, in questo periodo, si è aggiunto un altro impegno non di poca importanza, il matrimonio. Le cose che abbiamo dovuto fare sono state moltissime, soprattutto nell’ultimo periodo. Infatti ogni decisione era stata posticipata a dopo i mondiali di 100 km e quindi tutti gli impegni si sono concentrati nell’ultimo mese. Non credevo assolutamente che le cose da fare fossero così tante. E questo nonostante abbiamo cercato di fare tutto in estrema semplicità e senza molte ricerche. Alla fine però ogni dettaglio è andato per il meglio e la soddisfazione, così come la gioia e l’emozione, è stata immensa. Abbiamo vissuto insieme a tutti gli invitati una bella giornata, resa indimenticabile da un elemento che ha reso quasi unica la celebrazione del matrimonio, la neve. Difatti, prima durante e dopo la cerimonia, si è scatenata una vera e propria nevicata che ha reso ancor più caratteristica e natalizia l’atmosfera. Si è creata una scenografia unica e difficilmente ripetibile. Nel mio cuore ho interpretato l’evento in modo spirituale, adducendo il tutto ad una presenza celeste che in ogni modo voleva comunicarci che era lì con noi a farci compagnia. Quanto al resto ci sarebbe molto da aggiungere, ma il rischio è quello di sminuire le sensazioni ed i ricordi. Preferisco non parlare d’altro, ma solo continuare a sperare e credere che il 27 dicembre sia il seguito di uno splendido cammino, iniziato circa otto anni fa, con Serena, la persona che amo e stimo più profondamente.

mercoledì 17 dicembre 2008

La gara, solo un dettaglio...

È davvero troppo troppo tempo che non scrivo nulla sul blog. Colpa degli impegni che non mi danno tregua. Mi alzo la mattina con l’intenzione di provvedere a questo “compito”, ma mi ritrovo alla sera che la stanchezza della giornata non mi concede la forza di farlo e l’unico vero obiettivo diventa quello di andare a dormire. Sembra paradossale ed invece è proprio così. Ma oggi, almeno fino ad ora, sembra sia riuscito a trovare un attimo per provvedere a ciò. Domenica scorsa ho partecipato alla prima edizione del trail invernale dei Due Laghi, gara che si è svolta nel territorio di Anguillara Sabazia (RM) e che si è sviluppata su un tracciato piuttosto accidentato di circa 21 km. Chi mi conosce bene sa che non amo fare corse di breve distanza e tanto meno andare a gareggiare in luoghi troppo vicini a casa mia. Ciò che mi frena è la mancanza di volontà di alzarmi presto la domenica mattina e dedicare un’intera giornata (o quasi) all’atletica. Ciò non mi dà la possibilità di provvedere a tutte quelle mansioni che la vita quotidiana richiede e che sistematicamente vengono rimandate a quanto si ha un attimo di tempo in più. Ma questa volta le cose sono andate diversamente dal solito. Complice in questo il mio “angelo custode” Mauro Firmani. È stato proprio lui ad invitarmi alla gara con la scusa che la sua casa dista dal punto di partenza solo un quarto d’ora di macchina. E così ho accettato l’invito, coinvolgendo in questo, come è ovvio che fosse, anche Serena. Abbiamo trascorso con Mauro e la sua famiglia il sabato sera e parte della domenica, fino al primo pomeriggio quando siamo ripartiti. Sintetizzare tutto quello che hanno rappresentate le poche ore trascorse in loro compagnia è impossibile. Conoscevamo Mauro, la sua bontà e cordialità, ma non la sua famiglia. Abbiamo goduto di un ambiente familiare davvero bello e rilassante, in cui è stato piacevole soggiornare. Abbiamo abbracciato piacevolmente la disponibilità e la serenità della moglie Lucia e l’educata simpatia delle figlie Julica e Rebecca. È stato sorprendente sentirsi accolti e coccolati come fossimo amici di vecchia data. Abbiamo gustato fino in fondo il piacere di un rapporto vissuto positivamente da parte di tutti. È stata davvero una bella giornata. Grazie infinite. Dimenticavo la gara. Solo per la cronaca sono riuscito a vincere (non mi capita spesso), ma questo è solo un dettaglio.

martedì 2 dicembre 2008

I miei progetti (strutturali)

Non sempre traspare da ciò che racconto sul mio blog, ma, come è facile ed intuibile pensare, anche io ho un lavoro da portare avanti al quale dedico gran parte del mio tempo quotidiano. Ed a questo elemento, nonostante la sua importanza, non riesco ad offrire, o non credo opportuno farlo, parte del mio scritto. Forse perché immagino che ciò che può destare più interesse, e quindi degno di nota, sia solo quello che è prettamente legato al mondo della corsa. In effetti il mio sito ha un nome eloquente come “amolacorsa.it”, ma è pur vero che già sulla homepage contiene espliciti riferimenti a quella che è la mia attività lavorativa. Partendo da queste considerazioni ho deciso di aggiornare la pagina dei Progetti (cosa che non facevo oramai da troppo tempo) con la gran parte delle progettazioni strutturali che ho realizzato in questi miei anni di professione di Ingegnere Edile. E per far ciò mi sono avvalso di un “software” che rende la consultazione più gradevole, un software che realizza una sorta di libro da sfogliare in tutta tranquillità. Spero che tutto ciò possa destare un minimo di curiosità, anche e soprattutto, tra coloro che abitualmente frequentano questo sito-blog per seguire le mia gesta sportive. La speranza è comunque quella di lasciare un segno tangibile del mio operato e di renderne partecipe chiunque abbia voglia di dedicarmi un po’ di attenzione. Sarebbe bello far emergere un messaggio su tutti, quello a cui sono più legato e che sembra venga assorbito con difficoltà dai ragazzi e, tante volte, dai loro genitori: si può fare sport a buon livello senza trascurare la scuola, portando avanti le due cose senza che queste si ostacolino fra di loro, anzi semmai aiutandosi reciprocamente. Grazie.

lunedì 1 dicembre 2008

10.000 volte grazie!!!

Sono un po’ di giorni che non trovo il tempo per scrivere qualcosa sul blog. Colpa dei mille impegni della vita quotidiana. Intanto il mio sito ha raggiunto i 10.000 contatti e io quasi non me ne sono accorto. Capisco che non sono granché e che ce ne sono alcuni che 10.000 e più contatti li collezionano in poche ore, ma nel mio piccolo lo reputo un grosso risultato, soprattutto se si considera che il conteggio è stato attivato non quando è nato il sito, ma a partire dai primi giorni del settembre 2007, ossia poco tempo prima del Mondiale di 100 km in Olanda. E’ vero che in casi come questo i numeri contano poco, ma servono però a quantificare quanto seguito abbia “amolacorsa.it” e soprattutto a valutare quanto sia l’affetto nei miei confronti da parte delle persone che vengono abitualmente, o anche casualmente, a visitarlo. E’ vero anche che la curiosità maggiore è indirizzata al blog e che molti vi accedono direttamente, senza cioè passare dalla homepage del sito. Tutto ciò fa si che molte visite non vengano registrate, nonostante siano state effettuate. E per verificare questo basta fare un confronto tra i due contatori (uno del sito, l’altro del blog) che mostrano un’evidente differenza, favorevole al blog. Aldilà di ogni mera considerazione statistica, resta una sola cosa da dire: grazie di cuore a tutti coloro che in questi mesi mi hanno fatto compagnia sulle mie pagine e magari hanno lasciato traccia di sé attraverso qualche messaggio. A loro va davvero il più sentito ringraziamento. E come sempre… un caro saluto.

giovedì 20 novembre 2008

La mia nuova Stihl 250

È già qualche giorno che non scrivo qualcosa sul blog, un po’ perché non ho molto da raccontare, un po’ di più perché ho mille cose da fare sul lavoro e nella vita quotidiana. Fortunatamente la corsa mi sta impegnando poco e le dedico solo 40 minuti al giorno. Scelgo, ovviamente, le ore più calde subito prima di pranzo, di solito inizio tra le 12:45 e le 13:15. Attualmente non ho in mente grossi obiettivi e mi alleno per il solo piacere di stare all’aria aperta e per restare in forma. Forse domenica farò una gara di 10 km qui vicino da me, a Tivoli. Ma non ne sono certo. Mi scoccia infatti la domenica mattina il dovermi alzare presto e tornare a casa tardi, quando tutti stanno aspettando per il pranzo. Preferisco dunque allenarmi da solo e dedicare parte del tempo a tutte quelle cose che non riesco a fare durante la settimana. Ad esempio domenica prossima sarebbe una buona occasione per mettere in funzione la mia nuova motosega Stihl 250 e tagliare gli alberi del bosco vicino casa mia. Assaporare l’odore del legno appena tagliato insieme a quello caratteristico del sottobosco è un vero piacere. E in più nel trasportare la legna si fa anche un po’ di potenziamento, che, visto il periodo, non fa di certo male. Staremo a vedere, soprattutto non distogliendo lo sguardo dal cielo, in quanto le previsioni mettono in conto la possibilità che cada la prima neve. Sarebbe davvero un bello spettacolo.

domenica 16 novembre 2008

La corsa, solo un bel gioco

Finalmente sono tornato a correre. Dopo una settimana di stop, per recuperare i postumi e le fatiche della 100 km di Tarquinia, ho ripreso gli allenamenti, anche se, come avevo già avuto modo di dire e come era presumibile e scontato, l’ho fatto in maniera molto blanda. Ho corso solo ed esclusivamente per 40 minuti, sulla solita strada che diparte da casa di mia madre e porta verso il comune di Cervara di Roma, invertendo la marcia e riprendendo il cammino di ritorno proprio nel punto in cui incominciano ad alternarsi i vari tornanti e la salita diventa più pesante. È stato piacevole e, per certi versi, emozionante indossare di nuovo le scarpe per correre e calcare le vie fatte migliaia di volte. Ho avuto modo di assaporare in maniera diversa il piacere di uno sport fatto si di sudore e fatica, ma che sa anche regalare emozioni rilassanti quando magari è praticato in compagnia in una bella e mite giornata di novembre, come è stata quella di ieri dalle mie parti. E mentre correvo riflettevo sui benefici, sia fisici che mentali, che questa attività mi regala e dona a tutti coloro che hanno la fortuna e la pazienza di praticarla. E allora si scopre che la gara non è nient’altro che un forte stimolo che si cerca per continuare a vivere più intensamente il tutto, senza la quale non è impossibile amare questo sport, ma di certo non con la stessa intensità e passione. Avere uno scopo preciso e puntuale, come in ogni aspetto del vivere quotidiano, fa si che si riesca a trovare dentro di noi una risorsa in più da potervi investire. L’importante è che l’obiettivo sia sempre controllato e non ci sfugga di mano andando ad interessare ambiti che non lo riguardano. È essenziale quindi capire che la corsa è solo un bel gioco e come tale va trattata, dando ad essa l’attenzione che merita, ma senza che questa travalichi in altri settori, comunque importanti e vitali.

sabato 15 novembre 2008

Limerick di Pierluigi Rinaldi

C'è un certo Marco D'Innocenti
che si merita i miei complimenti:
per chilometri cento
è andato come il vento...
il mio record è stato metri venti!


Cos'è il LIMERICK? Il limerick è un breve componimento in poesia, tipico della lingua inglese, dalle ferree regole (nonostante le infinite eccezioni), di contenuto puntualmente nonsense e preferibilmente licenzioso, che ha generalmente il proposito di far ridere o quantomeno sorridere. Un limerick è sempre composto di 5 versi, di cui i primi due e l'ultimo, rimati tra loro, contengono tre piedi e dunque tre accenti ("stress"), il terzo e il quarto, a loro volta rimati tra loro, ne contengono solo due. Le rime seguono dunque lo schema AABBA. Nel limerick più comune il primo verso deve sempre contenere il protagonista, un aggettivo per lui qualificante e il luogo geografico dove si svolge l'azione, mentre i restanti versi sintetizzeranno l'aneddoto e nell'ultimo verso (solitamente) viene richiamato il protagonista, magari definendolo meglio.

venerdì 14 novembre 2008

Con un pò di nostalgia

L’ultima volta che ho indossato le scarpe per correre è stato sabato scorso. Da quel giorno ancora non ho ripreso gli allenamenti e mi sto godendo il meritato riposo. Devo essere sincero, viste le esperienze precedenti, ero fermamente convinto che il mio corpo uscisse dalla gara quasi devastato, con forti dolori sulle gambe, sulla schiena e difficoltà a fare piccoli movimenti. Certamente in parte lo è stato, ma meno delle altre volte e, se si escludono i forti fastidi che ho avuto alle unghie dei piedi, posso affermare che tutto sommato non sto poi così male. Nonostante tutto ancora non ho ripreso gli allenamenti e molto probabilmente lo farò solo a partire dal prossimo week end. Di certo sarà un impegno molto limitato e blando cercando di riassaporare fino in fondo il piacere della corsa, quel gusto che di fronte ad un evento importante a volte non si può perseguire. Gli allenamenti impegnativi sono decisivi e per questo bisogna affrontarli con la giusta dedizione e convinzione. È inevitabile quindi che l’approccio allo sport assuma un significato diverso dal puro divertimento e sfoci in ambiti fonte di stress. Ma credo che questo faccia parte dei giochi e quindi da accettare. Quanto all’aspetto più propriamente mentale, mi trovo un po’ nella stessa condizione di quella fisica. Ma questo c’era da attenderselo. È risaputo un po’ da tutti quelli che praticano sport agonistico, e comunque immaginabile anche dagli altri, che un risultato positivo da una spinta non indifferente al morale e porta la mente a cercare nuove soddisfazioni provando ad investire risorse inesplorate e inutilizzate negli impegni precedenti. Così la fantasia e l’immaginazione hanno la possibilità di avere libero sfogo ed arrivare in spazi e tempi non immaginabili. Ed il bello è tutto lì. Un’ultima cosa: ho avuto modo già di dire che il risultato cronometrico, così come la posizione ottenuta in gara, hanno un significato che poco conta. Il piacere più grande è legato alle emozioni ed alle sensazioni vissute che nel tempo lasceranno posto alle rievocazioni. Credo che tra qualche anno sarà strabiliante aprire e sfogliare l’album dei ricordi e sorridere di gioia ripensando a questi momenti. Il tutto lo si farà nella piena consapevolezza di averli vissuti intensamente ed in prima persona, succhiandone il gusto più profondo fino all’ultima goccia ed avendone assaporato la parte più dolce, ma proprio per questo con un po’ di nostalgia.

martedì 11 novembre 2008

Il futuro, un mio alleato

Sono esterrefatto ed orgoglioso delle innumerevoli testimonianze di affetto e stima che sto ricevendo in questi giorni. Sono molte le persone che non perdono l’occasione di congratularsi con me per la bella prova di sabato scorso e per il risultato ottenuto. Tanti mi chiedono come è andata e si fanno raccontare i minimi particolari, altri si soffermano su fatti un po’ più generici riguardanti la preparazione e l’interpretazione tattica di una gara così lunga ed impegnativa o si preoccupano di mettere in luce gli aspetti più strettamente legati alla mente. Frequentemente mi viene chiesto che cosa si pensa durante una 100 km e come si fa a trascorrere tutto quel tempo soli con se stessi, quali siano le paure più frequenti, come si affrontano i momenti di crisi o come si fa a giungere al traguardo avendo ancora la forza per correre. Sono tutte domande alle quali dare una risposta non è per niente facile o forse lo sarebbe se si decidesse di semplificare ogni cosa a meri concetti basilari. Ma sarebbe non esaustivo e perderebbe quel filo di fascino che una sfida come questa riveste. A volte mi viene in mente che la risposta migliore sarebbe scrivere un bel libro, dove raccontare in uno pseudo-romanzo tutti questi aspetti, non lasciandoli però isolati, ma facendoli entrare in simbiosi con una storia, anche fittizia, che li renda più possibili palpabili e concreti. Riuscire a mettere cioè in luce come le vicende vissute durante una 100 km non si allontanino poi tanto dalle vicende del vivere, confrontare i momenti di difficoltà e di gioia dell’evento con quelli della vita, far capire che è possibile ritrovare in una gara così lunga elementi tipici della quotidianità e che la paura che può fare una 100 km è legata non solo al modo in cui la si interpreta, ma anche e soprattutto a tutti quei fattori che non è oggettivamente possibile gestire, quei fattori labili e non definibili che determinano in parte la nostra esistenza. Ma chissà se troverò mai il tempo per fare tutto questo, per prendere un bel pezzo di carta con una penna e incominciare a buttare giù qualcosa, anche solo ed esclusivamente per vedere l’effetto che fa. Sentire la gioia di riuscire a trasmettere delle emozioni e non solo di viverle. Non è cosa semplice e da poco, ma del resto non lo è neanche correre per 100 km. Ed il futuro, in questo, potrebbe rivelarsi un alleato.

lunedì 10 novembre 2008

Grazie

Riesco finalmente a trovare un po’ di tempo per scrivere qualcosa su quello che hanno rappresentato e su come sono stati da me vissuti questi giorni passati. Lo ammetto, non so bene da dove cominciare e, come spesso mi capita, non riesco a capire dove mi condurrà il mio scritto. Quello che è certo è che le cose da dire sarebbero troppe, forse infinite, perché riguarderebbero non solo ed esclusivamente i fatti realmente accaduti, con tutti i riferimenti ai momenti pre durante e post gara, ma anche e soprattutto le cose sentite con l’animo, quindi le emozioni e le passioni, le paure e le gioie, la fatica e l’esaltazione. Proprio per questo preferisco, almeno per il momento, soffermarmi su un particolare e riprendere il discorso da dove era stato interrotto giovedì scorso sull’ultimo post prima del mondiale. Avevo solo una cosa da augurarmi, non di giungere al traguardo in un’ottima posizione o con un tempo strabiliante, ma di arrivarci con il sorriso stampato sul volto, in segno di serenità e di gioia. E così è stato. Ho provato questa emozione fin da subito, l’ho percepita, mi ha pervaso il cuore e l’animo, ma soprattutto ho avuto la forte sensazione che tutte le persone care che mi erano intorno la vivessero altrettanto intensamente con e per me. È stato come un fiume in piena, una forza inarrestabile alla quale è stato piacevole soccombere, farsi trascinare e trasportare nello splendore del gioco, godendolo fino in fondo. Ed è stato ancora più entusiasmante riscoprire queste sensazioni attraverso le immagini del video montato e creato da Marta (che ringrazio ancora pubblicamente ed infinitamente), dalle quali emerge, in maniera palese ed oggettiva, la gioia sul mio volto, per la consapevolezza di essere riuscito a cogliere l’obiettivo prefissato. Tutto ciò rimarrà nella mia testa di questi giorni, non rimarranno i tempi o le medaglie, non rimarranno i volti degli avversari, nè tanto meno gli aspetti più propriamente tecnici, ma solo la gioia di aver avuto la possibilità di godere fino in fondo del momento, dell’attimo, dell’occasione. E per questo devo ringraziare tutti coloro che mi sono stati al fianco e mi hanno sostenuto sia materialmente o anche solo con l’animo. Farne un elenco sarebbe inutile e dispersivo, ma soprattutto correrei il rischio di tralasciare qualcuno. Sono sicuro che tutti coloro che hanno creduto in me e più di me in questo progetto, vi si ritroveranno senza fatica e proprio a loro, più che a chiunque altro, dico grazie.

"Al mio campione..." di Serena


Le mie parole sono rare in questo spazio, anche se conosco ogni tua riga e leggo con partecipazione ogni commento, evito di intervenire perché ho la fortuna di averti accanto e di condividere con te ogni piccolo e grande momento di questa faticosa ed entusiasmante corsa che è la vita. Ma la voglia di scrivere è troppa e non voglio aspettare questa sera per confidarti i miei pensieri e poi ho qualche sassolino nelle scarpe…
Uno piuttosto fastidioso è di chi non sa nulla della corsa e dello sport e, dall’alto della sua ignoranza spara a zero con un suo “Bhe… avresti potuto fare di più!” . Ma quando si confonde lo sport con lo zapping televisivo, quando la noia e l’idiozia banchettano allegramente nella mente, quando lo sproposito è l’unico modo per esprimersi, è facile dire cavolate!
Altri sassolini, che mi porto dietro ormai da più tempo e fanno meno male perché ormai si è fatto il callo, è di chi, in questa lunga preparazione per il mondiale, ti ha creato solo nervosismi e ansie che ho cercato invano di sedare convogliandoti su altri pensieri, su altri umori, ma che ora con fermezza voglio contrastare. Che la tua dirompente gioia della vittoria spenga nel silenzio tutte le parole tirate in aria, senza cognizione, da quelli che avrebbero dovuto starti vicino e che un velo di vergogna chiuda le loro sciocche pretese, i loro ingenui obblighi.
Ma ora basta spendere parole per gli altri! Mio dolce campione, chiudi gli occhi e ascolta la tua gara … ha mille voci, le senti? Voci che raccontano infinite sensazioni ed emozioni diverse, attraverso le parole, le foto ma anche attraverso gli sguardi e i sorrisi. C’è la tua voce, quella dei tuoi cari amici, dei tuoi angeli custodi, dei tuoi avversari, di chi ti stima, di chi conosce la cento e sa cosa hai compiuto; di chi ti ama e corre con te, metro dopo metro. Fanno una ricca eco nel tuo cuore che si amplifica e rinforza nelle tue emozioni, che pulsa nelle tue vene e ti scorre in tutto il corpo a ricordarti che: un sogno non si può abbandonare solo perché è difficile, ci fa soffrire o peggio ci fa paura sognarlo … grazie per avermi dimostrato che è così, continua a sognare mio dolce campione e che io possa avere sempre la fortuna di condividere i tuoi sogni…
Tua, Serena

domenica 9 novembre 2008

venerdì 7 novembre 2008

giovedì 6 novembre 2008

Il regalo più bello

Mi accingo, forse per l’ultima volta prima della gara di sabato prossimo, a scrivere qualcosa sul mio blog. A dire il vero non so bene cosa, ma è comunque mia intenzione lasciare una traccia storica su quel che è e sarà la mia vigilia. Non posso nascondermi dietro ad un dito, la tensione c’è e si sente. Ciò è inevitabile per mille e più motivi. Anche quando non penso alla competizione sento dentro di me qualcosa che non mi lascia in pace e non mi fa stare tranquillo. Definire con precisione cosa sia questa sensazione è davvero difficile e arduo, quasi come correre una 100 km. Non riesco a trovare dentro di me le parole, così come non riesco a percepire il senso di rilassatezza tipico del tram tram quotidiano. Cerco, senza risultato, di allontanare il pensiero altrove e volgere lo sguardo verso altre mete. Inevitabilmente, però, ogni cosa mi riconduce a sabato, ogni dettaglio mi riporta al mondiale, ogni secondo è un secondo in meno che mi separa dall’evento. Non credo che una pressione così potrebbe essere da me sopportata per tanto tempo e proprio per questo non vedo l’ora che tutto ciò abbia termine. Ma nella piena consapevolezza che quello che sto vivendo sia quanto più normale e scontato mi potessi aspettare, provo a trasformare il tutto in energie positive. Rifletto e provo ad allontanarmi dalle mie emozioni, cercando di vedermi da fuori, come se io non fossi tale. E in questo soffermarmi a scrutare la realtà da un altro punto di vista, godo della mia posizione. Mi rendo cioè pienamente conto che ogni emozione, ogni sensazione, ogni sentimento è un regalo particolare di cui posso godere in modo quasi esclusivo. Ed in questo mi sento un privilegiato. So che sabato molti occhi e tanti cuori guarderanno il mondo e batteranno forte per me. Tante persone mi saranno vicine nel correre la gara e tutte loro soffriranno e godranno per le mie sofferenze e per le mie gioie. Ed allora l’augurio più grande che posso farmi non è, paradossalmente, quello di regalare a tutte loro un risultato prestigioso, ma solo ed esclusivamente un sorriso rilassato e sincero tagliando il traguardo.

sabato 1 novembre 2008

I miei angeli custodi

Con oggi è iniziato davvero il conto alla rovescia finale, quello più importante che mi condurrà alla gara di sabato prossimo. Oramai ogni cosa verrà fatta solo ed esclusivamente in funzione del grande appuntamento. In realtà non c'è molto da fare, se non aspettare e sperare che non ci siano problemi di particolare importanza e gravità da qui a sabato. Mi capita spesso di pensare a come sarà la gara, a come si svilupperà e a quale ritmi sarà impostata. Ciò mi capita prevalentemente durante gli allenamenti e, a volte, quando sono disteso sul letto. Durante la giornata, invece, i miei pensieri sono rivolti ad altri aspetti. Su tutti a quali cose portare con me nei giorni di permanenza a Tarquinia. Quali cose potrebbero risultare importanti per affrontare al meglio la gara ed evitare di avere gravi disagi. Molto dipenderà anche dalle condizioni meteorologiche. Se le previsioni daranno buone notizie, allora potrò partire senza dover provvedere a portare con me troppa roba necessaria per proteggermi. Certo è che se si dovessero prevedere cattive condizioni meteo, allora tutto cambierebbe. Altro aspetto importante è la gestione dei ristori. Conosco il percorso e so che i rifornimenti fino al 37esimo km dovranno essere consegnati all'organizzazione che li disporrà sui tavoli. Sarà quindi importante contrassegnarli con elementi che li facciano riconoscere subito. Credo che metterò un'asticella con su una bandierina, magari dell'Italia. Vorrei inoltre attaccare alla bottiglia anche qualcosa da mangiare. Si perché il mio problema più grande sarà l'alimentazione, visti gli alti consumi energetici che ho. Il mio metabolismo è talmente tanto accelerato che, anche se finisco di fare colazione un'ora prima della gara, non ho alcun risentimento a livello di stomaco in termini di digestione. Anzi dopo pochi km sento già la necessità di cominciare di nuovo a mangiare. Per quanto riguarda la parte del percorso in cui si entra nel circuito sono molto più tranquillo. Qui so che troverò i miei tre angeli custodi (uno per ogni ristoro) che non mi faranno mancare niente e che penseranno ad ogni cosa. É già previsto che stiano in collegamento tra loro attraverso telefonini e radioline per avvisarsi sulle mie condizioni e necessità. Chi sono costoro? Mio fratello Gian Luca e Serena, sempre presenti ed immancabili. Non ho corso nessuna 100 km senza il loro utile apporto, non solo materiale. E poi una grande new entry: il mio Amico Mauro Firmani. Chi vive e pratica il mondo delle Ultra italiane conosce senz'altro Mauro. Non passa di certo inosservato, non solo per la sua mole, ma per il suo spirito. È una persona stupenda, così come straordinarie sono le sue doti umane e la capacità di rapportarsi al prossimo. Non ci conosciamo da molto, ma la nostra amicizia è iniziata in un periodo molto particolare e proprio questo ha fatto si che si rafforzasse nel tempo. La sua volontà era di correre la 100 km per scendere sotto il muro delle 10 ore e riuscire a stare al mio fianco nei momenti in cui sul circuito lo avrei superato. Ma il suo sogno si è infranto un paio di settimane fa per problemi ai menischi. Forti dolori durante un allenamento ed inevitabile intervento chirurgico che ha fermato le sue ambizioni. A quel punto la scelta sul terzo angelo custode è stata inevitabile e Mauro ho accolto ciò con infinito entusiasmo. Conosco la sua serietà e professionalità, ma soprattutto la sua esperienza in campo atletico. Sono sicuro che, insieme a Gian Luca e Serena, non mi faranno mancare niente.

mercoledì 29 ottobre 2008

Le 3 P

Aspetto il Mondiale con tanta trepidazione, nella speranza che dopo quest’evento finisca un periodo fatto di attenzione estreme rivolte ad ogni cosa e tutto possa da me essere vissuto con maggiore spensieratezza. Non credo di essere un maniaco dell’atletica, né di vivere questo sport come un professionista (del resto non lo sono e faccio ben altro per campare), né tantomeno uno che non riesce ad avere nella testa obiettivi differenti, ed anche di gran lunga, fra di loro. Ma penso che inevitabilmente in questa sorta di marcia di avvicinamento all’evento e in questo inesorabile countdown la testa riesca a cercare forme di difesa per l’organismo. Mi spiego meglio. Chi corre una 100 km sa bene quanto sacrificio deve essere fatto in allenamento ed in gara ed è proprio per tal motivo che si cerca di fare, più che in altre occasioni, particolare attenzione ad ogni singolo gesto. Prendere una botta ad una gamba, fare una storta, ammalarsi, affaticarsi e quant’altro presentano dei pericoli costanti che possono frapporsi ad una prestazione che si avvicini di molto a quelle che sono le aspettative della vigilia. Non credo si possa rimanere totalmente indifferenti a tutto questo, come non credo si possa far finta di nulla quanto di fronte a noi si presenta una prova di siffatta importanza. Ma non vorrei essere frainteso. Voglio solo dire che se ho passato due, e forse tre, mesi della mia vita avendo nella testa il mondiale di 100 km, cercando di fare tutto per il meglio, non posso rimanere apatico di fronte a qualsiasi evento che possa arrecarmi danno nel raggiungimento del mio obiettivo. Riuscire a non provare emozioni in tali circostanze equivarrebbe a dire fondamentalmente due cose: o si è strasicuri di non poter fallire (ma su una gara così lunga come si può avere tale certezza?) o non si continua a dare la stessa importanza che si è data all’obiettivo nella fase di preparazione (ma qui la cosa cadrebbe nel paradossale). Allora cosa fare? Personalmente vivo facendo attenzione a più cose possibili evitando tutte quelle situazioni teoricamente pericolose e trascorro il mio tempo cercando nella testa sensazioni positive che possano essere trasformate in energie mentali utili, facendo in modo di non sovraccaricarmi di responsabilità inutili e tenendo sotto controllo il mio stato emotivo. Non so quanto di questo riesca io a mettere effettivamente in pratica, ma è l’unica che Posso, Penso e Provo a fare.

martedì 28 ottobre 2008

Sono tornato, ma senza i leocorni!

Non ci crederete, ma non sono riuscito ancora a trovare i due leocorni. E’ questo il motivo per cui non me la sono sentita di riprendere a scrivere sul mio blog ed ho prolungato così a lungo il periodo di silenzio. Ma trascorso oramai tutto questo tempo senza trovare alcuna traccia ho deciso di interrompere le mie ricerche e riprendere la normale vita quotidiana, fatta di mille cose tra cui questa. Scherzi a parte, non c’è un vero motivo per cui non ho aggiornato il mio sito e nulla è cambiato dall’ultima volta che l’ho fatto. Ma c’è stato unicamente un momento pieno di cose importanti da fare che non mi hanno lasciato il tempo da dedicare a tali piccoli piaceri. Detto questo, riprendo da dove ci eravamo lasciati. Ho continuato ad allenarmi con la stessa decisione dei mesi precedenti, avendo come un unico obiettivo il mondiale del prossimo 8 novembre. Ho fatto anche dei lavori di qualità, non molti, ma solo tre che spero mi abbiano portato verso il raggiungimento della migliore condizione fisica possibile. Da qualche giorno, oramai sono nella fase di scarico, fatta di allenamenti lenti e corti (al max un’ora), correndo e cercando di capire se le sensazioni siano positive o meno. So bene che è banale cercare di percepire come andrà la gara due settimane prima che questa venga corsa, ma alla testa in questi casi non si comanda. È lei che decide cosa pensare e, nonostante la volontà di base possa essere diversa, tutto viene ricondotto al momento dell’evento. Mi adeguo, anche perché so che ciò non mi toglie energie mentali, ma semmai mi carica nella giusta misura per arrivare con l’adeguata concentrazione. Passando ad altro, anche se poi è la stessa cosa, oggi sono stato alla presentazione del Mondiale che si è tenuta, come sempre, nella sede della regione Lazio. Sono intervenuti politici ed amministratori, insieme agli organizzatori. Devo essere sincero, mi aspettavo un clima un po’ diverso e comunque all’altezza degli anni passati. Il tutto è stato invece molto deludente e poco interessante, ma soprattutto è sembrato di assistere ad una recita teatrale in cui ognuno aveva una parte da interpretare, già scritta, senza enfasi e passione. Spero che sia stata solo una mia impressione, perché se ciò corrispondesse a verità allora avrebbero davvero iniziato con il piede sbagliato. Quanto al resto mi è servito per venire a conoscenza di almeno due cose importanti: la prima è che l’Italia è l’unica nazionale che non ha voluto prenotare nello stesso albergo i posti per gli atleti e gli accompagnatori (d’altronde abbiamo dei bravissimi tecnici che devono fare gli esperimenti!!!), la seconda (strepitosa) che è stato rivoluzionato il vertice della IUTA, è stato destituito Franco Ranciaffi e sono stati nominati rappresentanti degli atleti Giovanni Migneco e Enrico Vedilei. Mi sembra un buon cambiamento, anche perché costoro non possono fare peggio di chi li ha preceduti. La speranza è che questa fase di pulizia e riassegnazione delle cariche continui andando ad interessare anche il settore tecnico. Non voglio fare polemiche, semmai ne farò dopo il mondiale, ma credetemi se ne sente davvero la necessità. Altre cose non ce ne sono. In realtà ce ne sarebbero, ma sono talmente belle che non possono essere descritte in poco spazio e mischiate con cose di poco conto come quelle relative alla corsa. Si parla di valori e scelte più alte, di sensazioni particolari ed uniche, di momenti che segnano una vita. Ma questa è un’altra storia…

martedì 7 ottobre 2008

Continua la ricerca dei due leocorni...

Qui sotto i tempi e l'altimetria della Bologna-Zocca. Un caro saluto. P.S.: sebbene siano oramai chiare a tutti le cause del non ritrovamento dei due leocorni, la ricerca continua disperatamente... non si sa mai!

lunedì 6 ottobre 2008

“…solo non si vedono i due leocorni”

“…solo non si vedono i due leocorni”. Questa è la frase conclusiva di una canzone per bambini che l’estate scorsa mi è rimbalzata per la testa un’infinità di volte in quanto veniva cantata al mio piccolo nipotino Marco un po’ da tutti quanti noi parenti e che ieri mi ha fatto compagnia per buona parte della gara. Sembra impossibile da credere e invece è così, nella terra del grande Vasco Rossi mi sono ritrovato a canticchiare una canzoncina per piccoli marmocchi. Ho provato a lungo a distogliermi da questo ritornello, ho provato a cantare canzoni come “Alba chiara” o “Bollicine” o ancora altre, ma non c’è stato nulla da fare. Così mi sono fatto compagnia ripensando ai bei giorni trascorsi al mare e al sorriso del piccolo Marco. La realtà dei fatti è stata che nella giornata di ieri, durante la Bologna-Zocca, gara di 48 km che s’inerpica fin sull’Appennino Emiliano, ho corso quasi sempre in solitaria. Non ho avuto rivali, se si esclude il primo tratto in cui ha corso con me un ragazzo che probabilmente doveva fare un test per una maratona autunnale. Ma la cosa è durata ben poco e quindi mi sono dovuto fare forza da solo. L’unico stimolo era ed è stato migliorarsi rispetto alle due edizioni passate del 2005 e del 2007, in cui avevo impiegato rispettivamente 3h05’33” e qualcosa più di 3h09’. Così ho provato a spingere un po’ di più nella parte pseudo pianeggiante, ma senza esagerare per evitare di rimanere senza forze nell’ultimo tratto di circa 14 km di vera salita. Alla fine ho corso in 3h07’02”. Il tempo non mi soddisfa e credo sia sintomatico di una condizione di forma non ancora al top, quello che è certo è che non è neanche da buttare via, soprattutto se si considera che sabato 27 settembre avevo fatto un lungo di 4 ore per un totale di 60 km e domenica una gara di 10 km. Che dire? Andiamo avanti così cercando di capire quale sarà il recupero di cui avrà bisogno il mio organismo per poter proseguire la preparazione verso il mondiale del prossimo 8 novembre e quindi da questo programmare gli allenamenti futuri. Vorrei inoltre porgere un sentito ringraziamento agli organizzatori della Bologna-Zocca, davvero strepitosi nel mettere su una manifestazione molto bella e ben organizzata. P.S.: se qualcuno sa dove sono finiti questi benedetti leocorni, prego di farmelo sapere al più presto.

mercoledì 1 ottobre 2008

Non c'è due senza tre

Ho deciso ed oramai è ufficiale domenica prossima sarò alla Bologna-Zocca, gara di 48,4 km che si snoda lungo le strade che uniscono il capoluogo emiliano con la cittadina famosa per aver dato i natali al grande Vasco Rossi. Il percorso non sarà facile, impegnativo fin da subito, infatti si comincia a salire dolcemente già dopo pochi chilometri dalla partenza fino al 25° chilometro, poi impennata micidiale di un chilometro su una salita che credo tocchi il 15% di pendenza costante e regolare, tre chilometri di discesa, ancora falsopiano fino al 33° chilometro, dopo aver raggiunto Savigno, e quindi inizio della salita vera, meno dura della precedente, ma più lunga. Si arriva così fino al 40° km dove inizia un tratto di continue variazioni di pendenza del terreno. Gli ultimi due chilometri e mezzo sono ancora di salita, fino ad arrivare sul corso di Zocca per abbracciare il traguardo. Spero davvero sia una bella giornata per correre, sia dal punto di vista climatico, sia della condizione fisica. Lo scopo è fare ancora un buon test, dopo la delusione del lungo di sabato scorso e l’euforia della gara di domenica. Ultima cosa: questa è la terza volta che correrò la Bologna-Zocca. Nelle due edizioni precedenti sono riuscito a vincere, speriamo che non ci sia due senza tre.

lunedì 29 settembre 2008

Il campione più grande

Solo stamane, leggendo i vari siti di atletica leggera, ho saputo della grandissima impresa dell'etiope Haile Gebrselassie che a Berlino ha stabilito il nuovo record mondiale sulla distanza di Maratona arrivando a correre i famigerati 42,195 km in 2h03'59". Non ci sono parole da aggiungere. Chi corre sa cosa vuol dire, chi non corre non può assolutamente immaginare ed apprezzare. Ed è forse proprio per questo motivo che i vari telegiornali italiani non hanno dato un minimo di spazio a questa impresa straordinaria. L'importante era soffermarsi sul primo gol di Ronaldinho al Milan e sul fatto che la Lazio fosse sola in testa al campionato di serie A. Qualche menzione in più per Valentino Rossi e per uno splendido Ballan. Poveri noi, grandissimo Gebre

domenica 28 settembre 2008

Una strana euforia

Una strana euforia mi pervade stasera la mente ed il corpo. Quella odierna è stata una giornata particolarmente bella, ancor più perché quella di ieri lo è stata un po’ meno. Partiamo da dove ci eravamo lasciati. Il lunghissimo da affrontare come ultimo test prima del Mondiale di Tarquinia. Bene, anzi male, non è andato come avrebbe dovuto. Erano in programma 5 ore da correre in progressione da 4’10”/km fino a 3’50”/km, ma non ci sono riuscito. Tutto bene fino alle 3h30’, poi gambe dure e difficoltà a procedere a ritmi decenti. Ho impiegato 4 ore e poco più per percorrere 60 km. Obiettivo minimo. Non mi va di discutere su quali siano le cause di tutto ciò, è successo e basta. Nella mia testa ho delle sensazioni ben precise e, forse, conosco le giuste motivazioni. Ma so bene che tutto ciò non cambia nulla nella preparazione di una gara lontana ancora 40 giorni. Quello che è oggi, domani potrebbe non esserlo più. Rimango per questo fiducioso e continuo, determinato più che mai, a perseguire il mio sogno. Soprattutto perché oggi ho vissuto una giornata particolare. Non sono avvezzo a correre le 10 km su strada, ma questa domenica non potevo esimermi dal farlo visto che c’era in programma la gara di Colonna organizzata dall’amico Fausto Giuliani ed in concomitanza con questa il PRIMO RADUNO DEI BLOGTROTTERS. Un’occasione unica e ripetibile. Siamo stati una ventina di matti, giostrati dal buon Giampiero, a prendere parte alla gara, ma soprattutto a portare il nostro entusiasmo positivo alla manifestazione vestiti tutti delle belle magliette blu preparate all’uopo. Ci siamo ritagliati uno spazio tutto per noi, facendone partecipi gli altri. Così, nonostante il lunghissimo di ieri, il dolore al tendine d’Achille e la stanchezza nelle gambe, ho deciso di correre. Correre si, ma piano. Questo almeno nei propositi. Pronti via e ritmo blando. Primo mille in 300esima posizione con passaggio a 3’40”. Strano le mie gambe rispondono bene. Decido di allungare e così è per tutta la gara. Finisco in una facile progressione con l’ultimo mille, sorridente e spensierato, corso a 3’10”. Ho provato delle sensazioni bellissime. Non voglio enunciarne i mille motivi, ma è stato stupendo. Sono pervaso di un’euforia strana e sensazionale. Un’unica considerazione. Poco fa ho chiamato l’amico Mauro Firmani per sapere come fosse andata la sua Maratona del Lago di Garda. Gli ho raccontato le mie sensazioni, mi ha risposto un’unica cosa: “Caro Marco sei allegro perché per una volta, dopo un po’ di tempo, hai corso senza pensare al Mondiale, ma solo ed esclusivamente per il piacere di correre in mezzo a tanta gente positiva!”. Un abbraccio circolare a tutti

mercoledì 24 settembre 2008

Con fiducia verso il lunghissimo

Sono passati altri due giorni e quindi al terzo, come da tradizione, mi sono apprestato al lavoro di qualità. Sveglia al mattino presto, colazione abbondante e via, diretti verso il campo di allenamenti, che poi altro non è che una strada secondaria di circa 6 km che mette in collegamento i due paesi di Sambuci e Cerreto Laziale. La comodità sta nel fatto che, nonostante la distanza da casa, è pressoché pianeggiante e soprattutto poco transitata. Passano più pecore che macchine. Comunque sia martedì mattina ho affrontato un lavoro che per le mie caratteristiche è a dir poco massacrante: 1x8000 a 3'15, 8' corsa lenta, poi 12x1000 aumentando 3" al km da 3'40 a 3'07. Sapevo benissimo di non poter correre i primi 8 km a 3’15”/km, ma ci ho provato dando il massimo che poi era la cosa fondamentale. Sono usciti ad un ritmo di gran lunga più blando (3’21”/km), ma non sono stato in grado di fare di più. Poi ho iniziato i mille con il recupero di 200 m da correre in un minuto. All’inizio le gambe andavano da sole, poi però i giochi si sono fatti più difficili. Nonostante tutto sono riuscito a rimanere in tabella fino al quartultimo da correre a 3’16”, poi gli ultimi tre ho un po’ ceduto e li ho chiusi in 3’16”, 3’14” e 3’12”. Alla fine meglio che niente. Sono abbastanza soddisfatto. Adesso guarda al lunghissimo da correre sabato prossimo, ma non ci voglio pensare troppo, visto che di tempo per farlo ne avrò abbastanza mentre lo correrò. Alla prossima.

sabato 20 settembre 2008

Una volta ogni tre giorni

Ogni tre giorni un lavoro di qualità e così oggi mi sono svegliato con il pensiero di dover fare: 7 km a 3'50, 6 km a 3'45, 5 km a 3'40, 4 km a 3'35, 3 km a 3'30, 2 km a 3'25, 1 km a 3'20, per un totale di 28 km. Sapevo bene che sarei andato facile nei primi km, ma avrei faticato, e non poco, sugli ultimi. Per questo motivo, credendo di fare cosa giusta per chi deve affrontare una 100 km come me, ho deciso di aumentare il ritmo di circa 5” nei primi blocchi e resistere il più possibile negli ultimi. Peccato che la stanchezza e la mancanza di capacità a correre a ritmi elevati siano venute fuori proprio nel finale. Non sono riuscito a correre gli ultimi tre km come da programma e mi sono arenato, con grande fatica, al ritmo di 3’30”/km. Cosa dire? Purtroppo va così. Mi impressiona l’idea perché in altri tempi e situazione correre a 3’20”/km era quasi una passeggiata. Ma gli anni passano e le cose cambiano e quindi… ci prendiamo quello che viene, mettendoci sempre però il massimo dell’impegno con la convinzione che si stia provando a fare tutto per il meglio.

mercoledì 17 settembre 2008

Gazzetta dello Sport del 17.09.08

Non bene, ma benino

Stamane, come da programma, ho svolto il lavoro di qualità: 26 km facendo 2 km a 3’40” e 1 km a 3’10”. Lavoro per me estremamente difficile non tanto sulla parte dei recuperi, ma sulla quella dei ritmi veloci. In effetti, avendo perso l’abitudine a correre a certe andature, quando aumento i ritmi il mio organismo ne risente e accusa il colpo. Ciò si può vedere sui mille veloci finali, ma anche su alcuni dei recuperi. Nonostante tutto credo di non potermi lamentare. Un altro tassello è stato messo nella marcia di avvicinamento al Mondiale. Inoltre ho con me due “scusanti”: ho corso da solo (di solito ho mio fratello con la bici al fianco) e c’era una forte ventilazione (in qualsiasi direzione corressi sentivo il vento contro). Sabato il prossimo impegno.

martedì 16 settembre 2008

Quale ragione?

Riesco solo ora a trovare il tempo per leggere con tranquillità quanto si sta scrivendo sul mio blog e continuare a riflettere sulla polemica che si sta alzando. Vorrei provare per un attimo ad allontanarmi dalla questione, come se il tutto non mi riguardasse, per provare a dare un giudizio il più possibile oggettivo. Parto da una domanda. Vorrei sapere chi è che può pensare che a Giorgio Calcaterra faccia piacere tirare su una storia di questo genere e scegliere di rinunciare ad un mondiale di 100 km che si disputa in casa e lo vede tra i principali possibili protagonisti? Quale mente criminale crede tutto ciò? Quale sono le cellule celebrali che mette in azione prima di parlare? Quale crede possa essere l’obiettivo di Giorgio se non quello di far valere i suoi diritti e di tutti coloro che corrono e amano l’ultramaratona? Se si parte da questi principi potrà risultare più facilmente comprensibile che quanto sta accadendo è solo la punta di un iceberg che denota già da anni il malessere che si vive nell’ambiente della squadra nazionale di 100 km. Ci viene detto che dobbiamo ritenerci fortunati perché quello che è stato raggiunto in questi anni è già molto. Ma vorrei sapere in base a che cosa si fanno queste considerazioni? Come si fa a valutare che quello che ci viene “concesso” sia abbastanza o meno? Una sola risposta: i soldi! Ma non è vero che le nostre imprese non hanno un valore di mercato, ne creiamo più noi che Andrew Howe con il salto in lungo. Vi chiedo: di quanto è aumentato il numero di maratoneti che corrono più di una maratona l’anno? Moltissimo. Non credete che in questo un personaggio come Giorgio abbia dato una spinta fondamentale? Ma questo la Fidal non lo vede. Sono miopi. Ciò che vedono non si trova più in là della punta del loro naso. Sono anni che praticano delle politiche che anche uno scienziato stenterebbe a capire e che farebbero sorridere (o piangere) un bimbo! Mettono i bastoni fra le ruote agli amatori e si dimenticano degli ultramaratoneti e della nazionale di corsa in montagna. I primi servono solo ed esclusivamente a fare cassa, i secondi non devono assolutamente servire per impoverirle. Potrebbero usare personaggi come Giorgio per portarli ad esempio delle nuove generazioni, per far capire loro cosa vuol dire l’amore per la corsa ed il sacrificio, quanto possa essere educativo confrontarsi con il prossimo conoscendo anche il sapore della sconfitta e mille altre cose… Ma ripeto sono miopi o meglio vogliono essere tali. Perché ciò che conta è quello che porta soldi subito, non ciò che può insegnare a vivere meglio. P.S.: Grazie a tutti coloro che, nei diversi modi, stanno intervenendo sul blog.

Uno sport sul quale investire

Solo un inciso per riportare il resoconto del mio ultimo allenamento: 4x5000 m a 3’25” con un 1000 m di recupero a 4’00”. L’allenamento è andato meglio del previsto e del prevedibile, anche se ho faticato e non poco. Tutto ciò può essere considerata una valida risposta per coloro, per fortuna pochi, che credono che correre una 100 km o preparare un mondiale sia cosa semplice e di poco conto e, per tal motivo, da non considerare uno sport sul quale investire. Un caro saluto

sabato 13 settembre 2008

Tutto tace

Tutto come da programma: tante polemiche, tanto caos, ma pochi, anzi nessun, risultato. A cosa servirà tutto questo? Quel che è certo che fino ad oggi nulla si è mosso e soprattutto nessuno si è interessato al caso, se si fa eccezione della rivista Correre che sul prossimo numero pubblicherà un servizio ad opera del buon Leonardo Soresi, che però sarà di poche righe e non potrà descrivere tutto quello che è fin qui successo e soprattutto tutto quello che verrà. È sbalorditivo vedere quanta gente si sia appassionata al caso, ciò testimoniato dalle massicce presenze sui vari siti-blog, ma anche sapere che molti sono rimasti in finestra senza esprimere la propria opinione. È grave, questo si, che i personaggi preposti, parlo di dirigenti Fidal e Iuta, non si siano preoccupati affatto, come se nulla fosse successo. Ma forse è proprio così. Nulla è cambiato e nulla otterremo. Passerà come il vento anche questa nostra protesta, non lasciando dietro di sé nulla, se non tanta rabbia di chi, credendoci, l’ha portata avanti o chi, come Giorgio, ha deciso, per il bene di tutti, di rinunciare a quanto di più caro potesse avere. Ho avuto modo di dirlo più volte, non illudiamoci, se non riusciremo ad ottenere ciò che ci appartiene (che poi è molto molto poco) neanche stavolta con il Mondiale in casa e il leader che da forfait, credo che non avremo altre speranze per il futuro.

Avanti così

Lasciate alle spalle le polemiche di questi giorni, ho ripreso a pensare al Mondiale in funzione allenamenti e preparazione. Ho fatto un lavoro che prevedeva 40x400 m da percorrere uno forte a 3’15”/km (quindi a 1’18”) e uno piano a 3’50”/km (quindi a 1’32”). È andato tutto ok, anzi meglio di quanto mai avessi potuto pensare. Ho patito un po’ le variazioni veloci, non riuscendo sempre a portare i ritmi prestabiliti, ma sono riuscito a recuperare abbondantemente nei tratti “lenti”. Così alla fine sono usciti 16 km in 55’44” con una media di 3’29”/km, contro i 3’32”5 che sarebbe dovuto venire. Meglio così. Domani, invece, mi aspettano 4x5000 m da correre in 3’25”/km con un recupero di un mille a 4’00”, che poi dovrebbe essere il ritmo da tenere al Mondiale. Speriamo bene e soprattutto che non piovi troppo.

martedì 9 settembre 2008

All'amico Marco Boffo

Nel post “Dico la mia, solo la mia” ho avuto modo di dire: “Non voglio però difendere o prendere le posizioni di nessuno”. E così ho fatto o, almeno, lo spero vivamente. Ho cercato di ignorare quanto detto dalle diverse parti per concentrarmi solo ed esclusivamente sulla mia opinione. Ho evitato di intervenire su quanto affermato da Matteo, ma mi sono anche risparmiato nei confronti delle dichiarazioni rilasciate dall’amico Marco Boffo. Poi sono uscito per andare a correre, ma quando sono rientrato a casa ho trovato le chiamate di alcuni fans venuti a sostenermi a Winschoten, tra cui mio fratello Gian Luca, a chiedermi delucidazioni sulla dichiarazione rilasciata da Marco Boffo che riporto per intero: ”1- Per caso eri a Winschoten lo scorso anno al ristoro del 5° km? Lo sai che un gruppo di italiani, facenti parte di un "team privato" del centro italia, ha fatto vergognare gli altri italiani presenti, per aver preso per il culo e sfottuto gli abitanti locali che offrivano biscotti cioccolata e ombrelli per ripararsi dalla pioggia? E che gli altri italiani si sono andati a scusare con gli olandesi per quel comportamento spocchioso e arrogante? Eri li anche tu?”. A questo punto ho deciso di non potermi tirare indietro e, visto che le dichiarazioni non riguardano me ma persone a me care (tanto che sono partite da Subiaco per venire a sostenermi ed incitarmi e rappresentavano tra gli italiani il gruppo più folto) chiedo le dovute spiegazioni a Marco. Ci tengo a precisare che quanto da lui riportato a me non risulta, ma risultano cose ben diverse. Primo fra tutte il fatto che molto probabilmente quelle stesse persone che lui biasima sono le stesse che lo hanno incitato e hanno provveduto al suo ristoro durante tutta la gara. Secondo che sono persone estremamente corrette e non avvezze a tali comportamenti. Terzo che al suo posto non si sarebbero mai permesse di fare simili affermazioni e tirare fuori tali offese, soprattutto PUBBLICAMENTE. Ma è pur vero che io non ero presente allo svolgimento dei fatti e, nonostante la massima fiducia che in loro ripongo, proprio perché non presente e quindi non avendo la possibilità di sapere come siano andate le cose, chiedo a Marco Boffo di fornire PUBBLICAMENTE le dovute spiegazioni di quanto accaduto, facendo, per quanto possibile, di tutto per svelare la verità. Ci tengo a precisare (me ne duole lo confesso ma gli amici sono una delle cose più care a cui tengo) che se ciò non dovesse accadere mi sentirei in dovere di prendere l’accadimento come un’offesa personale, con tutto ciò che questo comporta. In attesa di una risposta, invio a Marco Boffo e a tutti i miei amici un caro saluto

Dico la mia, solo la mia

Non ho ancora una volta la voglia e l’intenzione di scrivere qualcosa, soprattutto perché nel pomeriggio di oggi la mia testa è balzata altrove in posti non vicini e con vicende non bellissime. Per fortuna nulla di grave, ma comunque una preoccupazione in più da portare con me. Inoltre sono reduce da una due giorni a Milano (per cercare di preparare al meglio il Mondiale, spiegherò in un altro post di che cosa si tratta) in cui sono riuscito a dormire poche ore a seguito di aerei con partenze al mattino presto. Nonostante tutto mi trovo nella condizione di dover intervenire. In primo luogo perché parte interessata e chiamata in causa, in secondo luogo perché la vicenda, proprio sul mio blog dal nome “amolacorsa”, sta prendendo vie inaspettate. Non voglio però difendere o prendere le posizioni di nessuno. Vorrei solo richiamare alle regole della buona educazione e della non invasione della libertà altrui. Per il resto l’età ed il senso di responsabilità di ognuno dovrebbero bastare. Voglio, però e soprattutto, di nuovo descrivere quello che è il mio pensiero. Ho già avuto modo di esprimerlo più volte e prima che tutta questa vicenda iniziasse, ossia a fine luglio quando mi arrivò l’annuncio della convocazione al prossimo Mondiale. In quell’occasione il mio risentimento era legato, come del resto lo è ora, alla situazione della Nazionale italiana di 100 km. Una nazionale composta da ragazzi con tanta voglia di sacrificio, capaci di tante rinunce e illuminati da poca gloria e una scarsa importanza che non è solo propria dei famigerati mass media, ma ciò che è grave, dovuta ad una mancanza di attenzione da parte di chi ci dovrebbe tutelare. Da parte cioè di coloro che sono pagati per dirigerci. Ed in questo ci vedo una forte correlazione con il mondo della politica. Parlai di presidenti, segretari e consiglieri, che dismessi i panni degli atleti hanno intrapreso vie più comode per godere di gloria e l’unica cosa che li tocca e di rimanere incollati con i “loro sporchi grassi culi” alle poltrone del potere. Mi chiedo se questa vicenda arriverà mai nelle orecchie del Presidente della Fidal Arese? E se si, si degnerà di entrarvi per capire come stanno effettivamente le cose? Dimostrerà amore per la nostra disciplina ed i nostri sacrifici? Credo di no. Il motivo sta nel fatto che le nostre eventuali medaglie a lui non cambiano nulla. Non può vantarle per ottenere nuovi finanziamenti o per cercare di ricandidarsi. La dimostrazione di ciò è il fatto che si siano candidamente dimenticati di inserirci nel bilancio Fidal. È grave? Credo di si! Siamo una nazionale che non ha potere e mai lo otterrà finché la nostra specialità non sarà diventata sport olimpico. Ma soprattutto perché non siamo considerati una squadra. Vestire la maglia azzurra una volta l’anno non aiuta, come non ci aiuta il praticare uno sport individuale. È il problema annoso dei campionati mondiali di ciclismo. Siamo solo delle persone che praticano la 100 km e quel giorno sono chiamate a combattere insieme. Non potremo mai esserlo finché le cose procedono in questo modo. Personalmente mi lamentai perché ricevetti una mail in cui mi si diceva: “O vieni al raduno di Luco o non prenderai parte al Mondiale”. La cosa non mi sembra giusta. Non mi viene riconosciuto nulla, perché dovrei dare qualcosa in cambio? Nonostante tutto, chiarito “l’equivoco” vi ho partecipato. Ma aldilà del piacere di ritrovarmi con dei cari amici, non credo mi abbia dato molto di più. La colpa sarà la mia, ma questa è la mia impressione. Il mio spirito è lo stesso della settimana scorsa e della prossima. Ho solo scoperto, nelle riunioni fatte, che c’è chi di questa situazione creatasi non ha cura e chi invece la prende di petto. Così come ho scoperto che i nostri amati tecnici hanno l’intenzione di fare “esperimenti” in occasione della gara. Nello specifico hanno intenzione di allontanarci dalle persone care per farci unire di più. Come possono credere che stare lontano da chi ci accompagna nella vita quotidiana possa essere un bene? A Luco dei Marsi, in camera con Andrea Bernabei e Mario Fattore, sono riuscito a dormire un paio d’ore non di più. Non voglio che ciò riaccada al Mondiale. Fatto presente ciò ai tecnici mi è stato risposto: “Vedremo cosa possiamo fare”. A me non interessa nulla del loro pensiero, io la notte prima della gara ho il diritto sacrosanto di dormire non di prestarmi a biechi esperimenti. In queste cose mostrano tutta la loro miopia. Sono persone che dovrebbero fare il nostro bene, non produrre danni e pensieri negativi. Dovrebbero ascoltare le nostre esigenze, non imporre le loro credenze. La mia idea è che senza i dirigenti gli atleti esistono, viceversa senza atleti i dirigenti non sono nulla. Ma ciò non è chiaro. O almeno così sembra. Finché le cose andranno avanti così, non mi sentirò obbligato di dovere garantire nulla a nessuno. Per questo ribadisco di nuovo in questa sede che sarò presente al Mondiale non per onorare la maglia azzurra, ma per provare a dare una gioia a tutte le persone che mi vogliono bene e che credono in me e nei miei sacrifici. Non conterà il risultato, non sarà così importante. Ciò a cui aspiro è una felicità fatta di serenità e di tranquillità con il prossimo e con me stesso. Non devo dimostrare nulla a nessuno, tanto meno a me stesso o alle persone care. Le motivazioni non sono i dirigenti, né la squadra italiana. L’obiettivo è provarci, ancora una volta, con tutto me stesso.

domenica 7 settembre 2008

Dalla parte altrui

Cercherò di essere sincero, come sempre. Sono tornato a casa dopo le vacanze ed il raduno-gara di Luco dei Marsi. Non ho molta voglia di scrivere quello che sono stati i giorni trascorsi, ma lo farò lo stesso. Mi servirà soprattutto come scusa per riflettere sugli aspetti positivi e negativi e avere una traccia storica delle mie sensazioni. Ho preso le vacanze al mare come delle vere e proprie ferie. L’unico impegno è stato quello di alzarsi dal letto, prendere il telo da mare e raggiungere la spiaggia distante 10 metri circa. Vita da non morire mai, o quasi. Ho corso, certamente, ma poco e a ritmi blandi, se si fa eccezione per un allenamento che prevedeva 5 ripetute di 1000 metri con recupero di corsa sempre di 1000 metri. Per il resto ho approfittato della compagnia di un amico per correre, ma senza eccessivo impegno. Lasciato il mare (con non poco rimpianto) ho raggiunto venerdì sera Luco dei Marsi, dove era in programma la 6 ore ed il raduno degli atleti della nazionale di 100 km e della 24 ore. Descrivere cosa è significato ritrovarsi con i compagni della squadra e cosa è stata la gara non è cosa facile e di poche parole. Partiamo dalla gara. L’intento era di correrla tutta o, almeno, provare a farlo. Le sensazioni dei giorni precedenti non erano delle migliori (così come avevo avuto modo di scrivere sull’ultimo post), forse a seguito della troppo rilassatezza che il mare mi aveva donato. Comunque sia l’intenzione era di correre ad un ritmo di 4’00”/km. Il problema più grande è stato il gran caldo e l’afa. Credo che alle due del pomeriggio, orario di partenza, ci fossero più di 30° C ed un tasso di umidità intorno al 70%. Nonostante tutto ho impostato il ritmo alle andature prefissate. Ho corso in compagnia dell’amico Marco Boffo e tutto è filato per il verso giusto fino alle 2 ore e 30 minuti di corsa. Dopodiché è iniziata una leggera crisi alle gambe che man mano è diventata sempre più pesante e difficile da sopportare. In questo stato sono riuscito ad andare avanti fino alle 3 ore, ma poi ho gettato la spugna ed ho deciso che la mia gara sarebbe finita lì. Non credo che la crisi sia stata solo fisica, certamente anche mentale. Ho provato di nuovo le stesse sensazioni dell’ultimo Passatore. Pervenuta la crisi muscolare, la testa non è stata in grado di provare a trascinare il corpo, ma, viceversa, si è fatta trasportare. Non sono riuscito a reagire alla fatica, questa è la realtà. Sono sincero, la cosa mi spaventa e non poco, soprattutto in vista del Mondiale. La mia considerazione a caldo è stata che se dovesse ricapitare qualcosa del genere a Tarquinia, dovrò rivedere i miei piani e valutare bene se proseguire sulla strada delle ultramaratone e delle 100 km nello specifico. Tutto ciò non nasce dall’amarezza di un mancato risultato, ma solo ed esclusivamente dalla riflessione sulle mie sensazioni. Per quanto riguarda il raduno è stato bello ritrovarsi insieme a tanti amici e compagni d’avventura e fatica. C’è stato modo per riflettere su mille argomenti e, su tutti, il valore della maglia azzurra e del prossimo impegno Mondiale. Aldilà delle diverse posizioni, ribadisco quanto già espresso in precedenza su altri post. Non credo che la nostra situazione sia rosea, per mille e più motivi. E l’annunciato forfait di Giorgio Calcaterra a Tarquinia in segno di protesta ne è una dimostrazione. Personalmente credo che non essendo dei professionisti (non siamo pagati per fare questo sport e non rappresenta la nostra prima occupazione, ma solo un “gradevole” hobby) non dovremmo avere obblighi particolari, ma solo delle indicazioni da seguire. Purtroppo non va così ed i problemi, a parer mio, nascono tutti da qui. Non è giusto avere delle costrizioni. Quando ciò accade c’è il rischio che qualcuno, forse più sensibile di altri, possa reagire in modo “inaspettato”. In tal caso non condanniamolo, ma proviamo a metterci, anche per un solo momento, dalla sua parte. Ciò non dovrà servire a cambiare necessariamente la nostra idea, ma solo a comprendere di più la sua.

giovedì 4 settembre 2008

Vacanze finite

Solo poche parole per aggiornare il mio blog. E' un po' di tempo che non scrivo nulla perchè sono in vacanza a Vieste. Qui tutto procede per il meglio, anche se allenarsi al mare è sempre difficile. Domani parto con la Nazionale di Ultramaratona per il raduno di Luco dei Marsi. Sabato gara-test sulla distanza delle 6 ore. Vi giuro che ciò mi spaventa e non poco, soprattutto perchè credo che alle due del pomeriggio non sarà facile correre senza soffrire il caldo, ma sarà un buon modo per sondare la mia condizione fisica. Credo, inoltre, che almeno all'inizio avrò difficoltà aggiuntive dovute alla rilassatezza di una settimana di vacanze al mare. Vi farò sapere quanto prima come è andata. Un caro saluto da Vieste

martedì 26 agosto 2008

Nessuna garanzia

Per fortuna anche questa è fatta. Il lungo di 4 ore è alle spalle e posso tirare un bel sospiro di sollievo. Non nascondo che quando devo affrontare siffatti allenamenti la testa incomincia a sentirne il pensiero già diversi giorni prima. Non sono i ritmi a far paura, ovviamente, ma il timore è legato piuttosto al tanto tempo da trascorrere sulle proprie gambe con il rischio di crisi, sofferenze e dolori vari. Per fortuna però stavolta le cose non sono andate così come potevo immaginare. Le sensazioni sono state buone e sono venuti fuori la bellezza di 59,05 km con una media di 4’03”9 al km. Un passaggio alla maratona intorno alle 2h53’30” e soprattutto un passaggio alle 3h30’ più veloce di circa 200 m rispetto al lungo precedente. Rimango quasi stupito dalla condizione che sto riguadagnando. È stato strano, ma piacevole, avere “difficoltà” a correre sciolto nelle prime due ore (la sensazione era di stare correndo a 3’50” mentre l’orologio diceva 4’05”) e successivamente, quanto credevo che sarei entrato in crisi, ho invece incominciato a correre più facile (credevo di correre a 4’05” invece l’orologio diceva 3’50”/3’55”). Inoltre anche la testa ha reagito bene. Non ho avvertito la voglia di chiudere il prima possibile l’allenamento, ma ho corso con tranquillità, senza strafare e cercando le buone sensazioni. Che devo dire? Meglio così, anche se ripeto che all’8 di novembre manca ancora molto, forse troppo e stare bene oggi è positivo, ma non è garanzia di nulla.

lunedì 25 agosto 2008

Il bello dello sport e non solo

Non sono scomparso dalla circolazione, né tanto meno sono andato in vacanza. Ho semplicemente avuto un fine settimana un po’ impegnato e quindi non ho trovato il modo di aggiornare il mio blog. Come vanno gli allenamenti? Diciamo bene, senza troppi alti né bassi, ma comunque in modo soddisfacente. Riuscire a correre con continuità senza troppi problemi e riuscendo a portare a termine i lavori con moderato successo è già un bel risultato. Forse in questo ciò che mi ha dato di più conforto è stato il fatto di seguire quotidianamente le gesta degli atleti alle Olimpiadi, le loro fatiche, i loro successi e le loro sconfitte. Ho seguito con particolare passioni gli impegni a me più vicini, la Maratona e la 50 km di marcia. Due gare strabilianti. La prima per i ritmi con cui è stata corsa e vinta, la seconda non solo per questo ma, anche e soprattutto, perché ha portato alla vittoria uno splendido italiano, Alex Schwazer. La cosa che mi ha impressionato di più è stata la determinazione dell’atleta e la sicurezza che ha mostrato in ogni fase della gara. Il suo successo è stato il successo di chi aveva come unico scopo quello di vincere. Ogni altro risultato sarebbe valso una sconfitta. E la “semplicità” che ha mostrato nel cogliere questo obiettivo è stata sbalorditiva e nello stesso tempo uno splendido esempio da seguire. Mi rendo conto che arrivare a quello stato mentale non è cosa da poco e lo si può fare se si è certi di avere due gambe instancabili, un cuore grande così ed un cervello da utilizzare bene. Cioè se si ha la certezza che madre natura ha regalato a te qualcosa di formidabile e di non comune. Certo avere i mezzi non è tutto, ma è comunque qualcosa di indispensabile soprattutto in determinate discipline. Ma attenzione, non è vero che con la determinazione si riesce comunque ad ottenere qualsiasi obiettivo. Il messaggio che ci lancia la televisione è questo. La storia, per fortuna o purtroppo, la fanno i vincitori e non i vinti. Davanti alle telecamere a raccontare le imprese fatte vanno coloro che portano le medaglie al collo, non quelli che le medaglie le hanno solo potute sognare. Per uno che vince, ce ne sono migliaia che perdono. Colui che vince è stato sicuramente il più bravo, il più forte, il più fortunato, ma non è detto che sia stato il più deciso, che abbia profuso il maggiore impegno o che abbia fatto tutto quello che era nelle sue possibilità. Ma così è ed il bello della vita e dello sport è tutto qui. Tornando ai miei allenamenti ne ho fatti due. Il primo sono state delle salite di 1000 m da ripetere 5 volte con un 3000 finale. Il secondo un fartlek da 120’ corso un minuto forte uno piano. I risultati, soprattutto per il secondo, sono stati buoni. Per quanto riguarda il futuro domani mi aspetta un bel lungo di 4 ore. Per il momento l’unica cosa che posso fare è incrociare le dita.

sabato 16 agosto 2008

Una bella passeggiata di 51,2 km

Ho provato anche a fare la danza della pioggia, ma dal cielo non sono venute giù che poche gocce. Del resto non sono un bravo ballerino e l’addetto alle cattive condizioni meteo non ha voluto esaudire la mia richiesta. In compenso, però, deve aver piovuto altrove e comunque molto vicino alle mie parti. Inoltre il tempo nuvoloso ha favorito lo stabilizzarsi, nella giornata di oggi, di un clima mite e per niente afoso. Questo ha reso più facile ed agevole la mia corsa di 3h30’. Infatti nella giornata odierna questo era quello che prevedeva il programma, un bel lungo da correre a ritmi vicini a quelli di una 100 km. Certo riuscire nell’impresa non era facile, soprattutto riuscire a portare un ritmo così elevato per tutto il tragitto. Ma posso dire di essere comunque soddisfatto in quanto per buona parte dell’allenamento ho portato buone andature. L’aspetto più positivo è che ho corso 51,2 km con un ritmo medio di 4’06”1, mostrando soprattutto nelle prime tre ore una buona freschezza sia mentale che fisica. L’ultima mezzora, è stata di contro, leggermente più difficile. Ma comunque buona ed i ritmi degli ultimi chilometri, a 3’50”/km, lo dimostrano ampiamente. Andiamo avanti così

giovedì 14 agosto 2008

Marco: Atleta "Rock"

La giornata di ieri, dopo l’allenamento progressivo di 15 km, è proseguita per me in un modo davvero particolare e speciale. È capitato qualcosa estremamente piacevole e non così frequente: una bellissima premiazione, riconoscimento per le mie gesta sportive, che ha avuto luogo nell’ambito del Festival musicale “Rock & Blues” organizzato dall’Associazione sublacense “The Band”. Devo per questo dire grazie agli organizzatori, in primis a Dario Scifoni patron della serata, e all’amico (nonché ex sindaco di Subiaco) Franco Lando. Sono stati loro a voler inserire questa iniziativa tra le note delle chitarre rockettare. Insieme a me hanno trovato posto sul palco altri due sportivi sublacensi, il fondista Valerio Checchi e la campionessa di corsa orientamento Maria Novella Sbaraglia. Nei pochi, ma preziosi, minuti che ci sono stati regalati abbiamo parlato del rapporto sport-doping-droga nel mondo giovanile, mettendo in evidenza come lo sport possa e debba essere vissuto dai ragazzi come una scuola di vita ed un’occasione per tirarsi fuori da giri strani, ma che non deve assolutamente condurre all’uso di sostanze dopanti. Il paradosso più brutto è che la pratica sportiva può salvare dal mondo della droga, ma poi portare al doping. Il doping è e rimarrà per sempre l’aspetto più negativo dello sport, una mancanza di rispetto verso il prossimo e soprattutto verso se stessi. L’augurio è che tutti i presenti, genitori e figli, abbiano compreso l’importanza dell’attività fisica come mezzo educativo sia per il fisico che per la mente.

Speriamo che piova...

Proseguono gli allenamenti alla ricerca di una condizione che possa definirsi soddisfacente. Nonostante il caldo continui a farsi sentire e si mostri come un vero rivale da superare e sconfiggere, la mia marcia di avvicinamento al Mondiale di 100 km non vuole arrestarsi. Così nella serata di ieri, nonostante i 30°C e la forte umidità, ho deciso di fare un nuovo allenamento tirato. Le sensazioni del pomeriggio non erano affatto buone, così come la sicurezza di potercela fare. Mi sentivo piuttosto spossato e con le gambe strane. L’allenamento prevedeva una progressione di 15 km da svolgere nel seguente modo: 5 km a 3’45” + 4 km a 3’35” + 3 km a 3’25” + 2 km a 3’15” + 1 km a 3’05”. Credo che vedendo i tempi non possa affatto lamentarmi e l’unico neo negativo possa essere considerato il mille finale in cui non sono riuscito a portare i ritmi prestabiliti. Ma credo anche che questo sia il male minore, partendo dal presupposto che le mie gambe è un po’ di tempo che non riescono a girare quanto si tratta di correre a ritmi piuttosto elevati. Il crono complessivo finale è stato di 52’32” con una media di 3’30”/km. Il prossimo impegno sarà un lungo di 3h30’ da correre a ritmo gara della 100 km o giù di lì. Speriamo che piova…